Funzionari americani ritengono, sulla base di nuove informazioni di intelligence Usa, che un gruppo segreto di scienziati iraniani sia studiando un modo per accelerare lo sviluppo di una bomba nucleare, qualora le massime autorità della Repubblica Islamica dovessero dare il via libera a tale progetto. A rivelarlo è il New York Times che precisa che le indicazioni degli 007 sul programma atomico di Teheran sarebbero state acquisite durante gli ultimi mesi dell’amministrazione Biden e condivise con il team della sicurezza nazionale di Donald Trump nel periodo di transizione post-elettorale.
Secondo il rapporto fatto trapelare al quotidiano americano, ingegneri e scienziati iraniani stanno cercando una “scorciatoia” per trasformare le loro crescenti riserve di combustibile nucleare in “un’arma funzionante nel giro di pochi mesi, anziché in un anno o più”. Nonostante Washington sia convinta che l’ayatollah Ali Khamenei non abbia ancora deciso se imprimere un'accelerazione al programma atomico iraniano, quanto raccolto dalle spie Usa lascia pensare che l’esercito del regime stia “seriamente esplorando nuove opzioni per scoraggiare un attacco statunitense o israeliano”. Nel corso del 2025, infatti, Tel Aviv è riuscita ad indebolire l’Iran attaccandolo due volte direttamente e depotenziando i suoi alleati nella regione.
L’Iran “rimane sulla soglia nucleare”, affermano i funzionari americani al New York Times, il quale riporta che da quando Trump ha ritirato gli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare voluto da Barack Obama, Teheran ha ripreso la produzione di uranio e sarebbe in possesso di una quantità di combustibile sufficiente per la costruzione di “quattro o più bombe”. Ciò però non basterebbe a realizzarne davvero una e, infatti, le prove raccolte di recente dall’intelligence si concentrano proprio sugli ultimi passaggi che il regime dovrebbe intraprendere per la trasformazione ad uso militare del combustibile.
Teheran sarebbe dunque in possesso del know-how per realizzare un’arma nucleare“vecchio stile” assemblandola molto più velocemente rispetto ai progetti avanzati ideati in passato. Tutto ciò forse grazie al contributo fornito da Abdul Qadeer Khan, lo scienziato “padre della bomba atomica del Pakistan", che decenni fa avrebbe venduto tecnologie nucleari all’Iran, oltre che alla Libia e alla Corea del Nord.
L’arma rudimentale così realizzata non sarebbe idonea per la miniaturizzazione e non rappresenterebbe una minaccia offensiva immediata ma potrebbe avere un effetto deterrente rispetto ad un possibile attacco contro l’Iran. Il presidente iraniano Masoud Pezeshkian nega le intenzioni ostili del suo Paese e afferma di volere un nuovo accordo ma gli esperti fanno notare che il presidente e il suo ministro degli Esteri potrebbero essere tenuti all’oscuro sulle reali deliberazioni sul nucleare prese da settori del regime che rispondono direttamente all’ayatollah.
Il dossier atomico e le informazioni delle spie saranno al centro dei colloqui previsti oggi a Washington tra il presidente americano e il premier israeliano Benjamin Netanyahu, il primo capo di governo che Trump ha voluto ricevere dopo il suo insediamento.
Il tycoon ha dichiarato nei giorni scorsi che “sarebbe bello” se si potesse risolvere la questione iraniana “senza dover fare quel passo in più”, alludendo ad un raid contro gli impianti nucleari di Teheran. Ciò che "Bibi" riferirà oggi al capo della Casa Bianca potrebbe però fargli capire che le speranze per impedire la corsa atomica del regime in maniera pacifica siano ormai ridotte al lumicino.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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