"Morirò in carcere". La profezia di Navalny nel suo libro di memorie

Il prossimo 22 ottobre uscirà in tutto il mondo il libro che raccoglie le pagine dei diari del dissidente russo. Un racconto pieno di dettagli, avvincente e appassionato, dal 2020 fino a poco prima di morire

"Morirò in carcere". La profezia di Navalny nel suo libro di memorie
00:00 00:00

Alexei Navalny sapeva che sarebbe morto in carcere. Lo rivelano le memorie dell'attivista russo, i cui estratti verranno pubblicati sul numero del New Yorker del prossimo 21 ottobre. In copertina, un ritratto di Owen Smith a corredo dei diari di prigionia di uno dei più grandi nemici di Vladimir Putin. Il libro, intitolato Patriot, sarà pubblicato dall'editore statunitense Knopf, che sta anche preparando una versione in russo.

"Impossibile leggere il diario di prigionia di Navalny senza essere indignati per la tragedia della sua sofferenza e per la sua morte", ha scritto il direttore del New Yorker David Remnick. Il libro è in corso di pubblicazione in tutto il mondo e uscirà in edizione hardcover, ebook e audiolibro. La data di uscita in contemporanea globale è il 22 ottobre 2024. Negli Stati Uniti la prima tiratura annunciata è di 500.000 copie, mentre in Italia sarà edito da Mondadori.

Navalny ha iniziato a scrivere le sue memorie nel 2020, poco dopo essere stato avvelenato. Il libro racconta tutta la sua vita: la gioventù, l’attivismo, il matrimonio e la famiglia, l’impegno per la Russia. Il 20 agosto 2020, durante un volo dalla città siberiana di Tomsk a Mosca, il leader dell'opposizione russa pensò di stare per morire: era disorientato e sentì il suo corpo spegnersi. L'aereo effettuò un atterraggio di emergenza a Omsk e Navalny fu ricoverato in ospedale. Due giorni dopo, grazie alla perseveranza della moglie, Yulia Navalnaya, e alla pressione internazionale, le autorità russe permisero a un aereo tedesco di portarlo a Berlino per le cure.

Nelle sue memorie Navalny raccontava nei dettagli gli ultimi anni della sua vita trascorsi in carcere, implorando il popolo russo di resistere al regime. "Dobbiamo fare ciò che temono: dire la verità, diffondere la verità", scriveva Navalny. "Questa è l'arma più potente". Il 22 marzo 2022, conscio che non ci sarebbe stata più speranza, scriveva: "Trascorrerò il resto della mia vita in prigione e morirò qui. Non ci sarà nessuno a cui dire addio... Tutti gli anniversari saranno celebrati senza di me. Non vedrò mai i miei nipoti".

Ma fra le pagine del suo diario ci sono anche contenuti più "normali" e didascalici, come ad esempio il racconto delle lunghe giornate in carcere. Il 1 luglio 2022, Navalny descriveva la sua giornata tipo: sveglia alle 6:00, colazione alle 6:20 e inizio del lavoro alle 6:40. "Al lavoro, si sta seduti per sette ore alla macchina da cucire su uno sgabello sotto l'altezza del ginocchio" scriveva, "Dopo il lavoro, si continua a stare seduti per qualche ora su una panca di legno sotto un ritratto di Putin. Questa è chiamata attività disciplinare".

Fra le pagine di Navalny si alternano momenti di speranza e di incitamento alla lotta a fasi depressive e di sconforto:"L'unica cosa di cui dovremmo aver paura è che consegneremo la nostra patria al saccheggio di una banda di bugiardi, ladri e ipocriti", scriveva il 17 gennaio 2022. "Oggi mi sento distrutto" si legge in ulteriori estratti pubblicati sul London Times: "Non riuscivo quasi a sopportare di stare in piedi sotto la doccia calda. Le mie gambe hanno ceduto. Ora è sera e non ho più forze. Voglio solo sdraiarmi e per la prima volta mi sento emotivamente e moralmente giù". Gli estratti catturano la solitudine della prigionia, ma spesso anche con un tocco di umorismo.

Nell'ultimo estratto pubblicato sulla rivista, datato 17 gennaio 2024, Navalny risponde alla domanda postagli dai suoi compagni di cella e dalle guardie carcerarie, la stessa che chiunque nel mondo gli avrebbe posto, ossia perché ha fatto ritorno in Russia. "Non voglio rinunciare al mio Paese o tradirlo. Se le tue convinzioni significano qualcosa, devi essere pronto a difenderle e fare sacrifici se necessario", scriveva.

In quella che appare una lunga lettera d'addio al mondo durata quasi tre anni, scherzando sui tentativi di assassinarlo, Navalny diceva che le sue memorie sarebbero state il suo memoriale, ossia ciò che Mosca gli negherà sempre. "Se mi colpiscono, la mia famiglia otterrà l'anticipo e le royalties che, spero, ci saranno", aggiungeva.

"Ammettiamolo, se un tentativo di assassinio poco chiaro con un'arma chimica, seguito da una tragica fine in prigione, non riesce a smuovere un libro, è difficile immaginare cosa potrebbe farlo. Cosa potrebbe chiedere di più il reparto marketing?".

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica