Trump tira dritto sui dazi: scatta la stangata contro Canada, Messico e Cina

Il presidente americano ha fatto sapere inoltre che altre misure sui prodotti agricoli scatteranno il 2 aprile. E Ottawa prepara contromosse: "Minaccia esistenziale, risponderemo"

Trump tira dritto sui dazi: scatta la stangata contro Canada, Messico e Cina
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Non c’è più spazio di manovra”. Così Trump, in una dichiarazione rilasciata durante un evento alla Casa Bianca, ha spento le ultime speranze di Canada e Messico di ottenere un nuovo rinvio dei dazi. Dal 4 marzo dunque scatteranno le tariffe del 25% nei confronti dei due Paesi e balzelli aggiuntivi contro la Cina che dovrebbero raggiungere il 20%. I dazi contro Pechino sarebbero stati già firmati.

L’amministrazione repubblicana "punisce" così Messico e Canada poiché ritenuti non abbastanza collaborativi nella lotta al traffico di migranti e del fentanyl. A differenza della Cina che gioca un ruolo chiave nella produzione delle droghe, i due Paesi a nord e a sud del confine con gli States hanno però adottato di recente una serie di iniziative dando prova di aver recepito le richieste espresse da Trump: Ottawa ha creato uno 'zar per il fentanyl' e stanziato ulteriori risorse contro il crimine organizzato mentre le autorità messicane hanno dispiegato truppe al confine e consegnato agli Stati Uniti alcuni boss dei cartelli del narcotraffico. Troppo poco e troppo tardi, evidentemente, per The Donald.

Nei giorni scorsi da Washington erano giunti segnali contraddittori su possibili ulteriori rinvii delle tariffe dopo quelli di un mese fa. Il segretario al Commercio Howard Lutnick aveva spiegato che i due Paesi "hanno fatto molto" per mostrare di volere collaborare con Trump e per questo aveva parlato di una situazione "fluida". D'altra parte, le perplessità degli addetti ai lavori e dei partner di Washington sull’imprevedibilità delle mosse del commander in chief sono state liquidate dal disarmante commento di Peter Navarro, uno dei principali consiglieri in materia di affari commerciali del 47esimo presidente, che ha affermato che “quando sembra che le cose siano un po’ caotiche, non lo sono. È geniale”.

Ad ogni modo, questa volta il leader statunitense appare davvero intenzionato a dare il via ad una guerra commerciale che dal cortile di casa all’estremo Oriente potrebbe presto chiudersi a tenaglia anche attorno al Vecchio Continente. Infatti, per quanto concerne l’Unione Europea, Trump, dopo aver dichiarato pochi giorni fa che è stata “formata per fregare” gli Stati Uniti, ha annunciato dazi al 25% che riguarderanno “le auto e altre cose”. Sempre nelle ultime ore in un post pubblicato sul social Truth il tycoon si è rivolto "ai grandi agricoltori degli Stati Uniti” invitandoli a prepararsi ad un aumento della domanda interna dei loro prodotti poiché il 2 aprile entreranno in vigore dazi sui prodotti esterni. Un messaggio che, considerata la mancanza di dettagli semina panico e dubbi. Non è chiaro quali settori saranno colpiti, se saranno previste delle eccezioni e se le tariffe rientrano in quelle reciproche che verranno imposte a tutti i partner degli Usa, inclusa l’Unione Europea.

Diverse sono già le reazioni provocate dalle manovre commerciali americane. "Sappiamo che questa è una minaccia esistenziale per noi e che migliaia di posti di lavoro sono in gioco in Canada", ha dichiarato Mélanie Joly, ministro degli Affari esteri canadese precisando che il suo Paese è pronto a imporre dazi per 155 miliardi di dollari canadesi sui prodotti Usa. La presidente messicana Claudia Sheinbaum ha affermato che “qualunque sia la decisione" di Washington "abbiamo un piano A, B e C" aggiungendo che "dobbiamo mantenere la calma e la pazienza".

Il portavoce del ministero degli Esteri cinese Lin Jian ha dichiarato che Pechino "si oppone con fermezza” alle iniziative americane e ha assicurato che adotterà tutte le "misure necessarie per salvaguardare in modo risoluto i propri diritti e interessi legittimi". Il Global Times, quotidiano in lingua inglese del Partito Comunista, ha rivelato che il gigante asiatico sta "considerando e formulando contromisure pertinenti che probabilmente includono sia tariffe sia misure non tariffarie". Trump ha intanto annunciato un accordo con il colosso dei semiconduttori taiwanese Tsmc che investirà 100 miliardi di dollari in quattro anni negli Usa.

Tsmc è il maggiore produttore mondiale di semiconduttori e produce i suoi chip più avanzati solo a Taiwan, l'isola considerata da Pechino la "provincia ribelle" da annettere a tutti i costi. Un dettaglio non da poco che rischia di trasformare la partita economica in una sfida geopolitica dagli esiti imprevedibili.

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