L'Ucraina ha duramente condannato la dichiarazione finale del G20 in India che non cita direttamente l'aggressione della Russia, membro del consesso, al Paese guidato da Volodymyr Zelensky. Una dichiarazione che, però, è il naturale corollario della prospettiva geopolitica ed economica che il gigante asiatico ha imposto al summit di cui era presidente di turno.
L'India, infatti, ha scelto di non invitare l'Ucraina e di non concedere a Zelensky una passerella a fianco dei leader della Terra non per un'antipatia congenita verso il leader di Kiev o la volontà di strappare mostrando solidarietà alla Russia. Piuttosto, in maniera forse cinica ma comprensibile, ha preteso di dettare le sue priorità: sviluppo economico, rivoluzione digitale, transizione green. Temi che del resto sono estremamente cogenti. E non poteva essere altrimenti.
Formalmente, Nuova Delhi, ha applicato le regole del G20 che vedevano il summit come focalizzato su economia e cooperazione internazionale. Rimandando ad altri scenari, come il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, la risoluzione delle grandi controversie globali. L'India vuole minimizzare rischi e problemi per il suo sviluppo. E parte da una situazione di fatto: per un Paese che desidera emergere sulla scala globale non sono possibili strappi radicali.
L'equilibrismo dell'India
L'India, del resto, da potenza in ascesa si barcamena per bilanciarsi tra i giganti della Terra di cui aspira a far parte. Narendra Modi ha più volte mostrato insofferenza per le avventure della Russia, sua storica alleata, in Ucraina, e anche al summit di Samarcanda di un anno fa lo ha ricordato. Ma al contempo l'India non poteva citare direttamente nei temi caldi l'aggressione russa perché avrebbe condotto il summit a un sicuro fallimento e smascherato quelle che sono le "comodità" di Nuova Delhi sulla guerra. Una guerra in cui l'India ha offerto la sua mediazione più volte, ma al contempo guadagna giocando di rimessa. Partendo dal suo ruolo di triangolatrice su settori come il mercato del petrolio.
"Dall'invasione russa dell'Ucraina nel febbraio dello scorso anno, le raffinerie indiane si sono accaparrate petrolio russo scontato. Da allora Mosca è diventata la principale fonte indiana di petrolio greggio, rappresentando circa il 40% delle importazioni di greggio dell'India", ha notato la Cnbc, sottolineando un tema fondamentale per l'aggiramento delle sanzioni, con mezzi legali, da parte della Russia. L'India compra petrolio russo e lo rivende in Occidente sotto forma di prodotti raffinati. Un mezzo che al contempo finanzia la guerra di Putin, ma indubbiamente contribuisce a rafforzare l'offerta globale, raffreddando la cronica inflazione occidentale, impedendo alla Russia di vendere prodotti raffinati ad alto valore aggiunto.
K. C. Ramesh, direttore generale della compagnia indiana Ongc, ha recentemente ricordato in un convegno a Singapore che "importando dalla Russia, l'India ha anche aiutato l'economia globale nel senso che abbiamo liberato un po 'di petrolio sul Golfo per altri paesi, in particolare l'Europa. Quindi è stata una specie di situazione vantaggiosa per tutti". Dichiarazioni che nessun operatore occidentale si è sentito di criticare e che nei fatti corrispondono al vero.
La diplomazia multivettoriale dell'India
Il gioco delle grandi potenze contiene una solida dose di cinismo. Nuova Delhi l'ha capito e fa i suoi interessi. Il detto ai partner del G20 è stato chiaro: nel mondo esiste altro oltre all'Ucraina. E da questo bisogna partire. Esistono anche i grandi tavoli su cui l'India gioca attivamente. Esiste una contrapposizione indo-cinese su aree contese e Indo-Pacifico su cui a Nuova Delhi fanno comodo sia la Russia, come mediatore, che gli Stati Uniti, come fornitori di tecnologia militare avanzata. Ma anche il gruppo dei Brics, in cui al triangolo Mosca-Pechino-Nuova Delhi si sommano Brasile e Sudafrica, ha di recente mostrato le sue ambizioni ampliando i suoi membri e diventando un grande forum di produttori e consumatori di materie prime.
L'India ha una diplomazia multivettoriale che, semplicemente, spingere sulla causa ucraina avrebbe inevitabilmente danneggiato. Invitando Zelensky, deviando l'attenzione sul conflitto "occidentale" e danneggiando i rapporti con la Russia, col rischio di un incidente diplomatico. Al contempo, la dichiarazione finale vaga sul rispetto del diritto internazionale contenuta nel comunicato dei leader consente a Modi di deviare dalle accuse di autoritarismo interno montanti nelle ultime settimane e di non apparire come anti-occidentale.
Modi può rivendicare di aver "fatto la storia", legittimamente, perché forse per la prima volta un Paese ha plasmato un comunicato finale del G20 in cui le pressioni delle superpotenze sono ridotte. E in quest'ottica, piaccia o meno, emerge lo sviluppo di un mondo che cambia gradualmente, un mondo a frattali in cui nuovi attori protagonisti come Nuova Delhi conteranno sempre più.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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