Dall’inizio del conflitto in Ucraina nel 2022 l’allarme per un possibile conflitto in Europa tra la Nato e la Russia suona ininterrottamente ma negli scorsi mesi l’allerta ha compiuto un salto di livello. Il capo dell’intelligence tedesca, Bruno Kahal, ritiene realistica l’eventualità di una guerra con Mosca entro la fine di questo decennio mentre Rob Bauer, il presidente del Comitato militare dell’Alleanza atlantica, ha esortato i cittadini e le imprese del Vecchio Continente a prepararsi ad uno scenario bellico in un’epoca in cui “tutto può succedere in qualsiasi momento”.
I principali Paesi europei sono ancora lontani dal disporre di una forza di deterrenza capace di scoraggiare e rispondere alle intenzioni ostili della Federazione. Tra i partner della Nato ce n’è però uno, la Polonia, che sembrerebbe aver già raccolto la sfida di Vladimir Putin alla sicurezza globale. Varsavia, infatti, che ha appena assunto la presidenza semestrale del Consiglio Europeo, ha lanciato il più importante programma di ammodernamento del suo esercito con un bilancio della difesa che dovrebbe passare dal 2,4% del prodotto interno lordo a quasi il 5%. Tale soglia dovrebbe essere ben accolta dal presidente eletto Donald Trump, il quale si è spesso scagliato contro gli alleati degli Stati Uniti che non spendono abbastanza in campo militare.
Secondo gli esperti dell’European Council on Foreign Relations citati dal Corriere della Sera “la Polonia ha già più carri armati e obici della Germania e si prevede che le sue forze armate crescano ulteriormente con un obiettivo di 300mila soldati entro il 2035, rispetto agli attuali 170mila della Germania". Il centro studi sottolinea che “i polacchi hanno un atteggiamento molto più positivo nei confronti del loro esercito" rispetto a Berlino "perché hanno dovuto combattere per la loro libertà”.
Se c’è un’opera in particolare che viene indicata come il simbolo dell’impegno militare della Polonia quello è l’“East Shield”, una barriera difensiva lunga 700 chilometri che dovrebbe proteggere i confini con la Bielorussia e l’enclave russa di Kaliningrad. La costruzione dello “Scudo Orientale”, presentata dalle autorità polacche come “la più grande operazione di rafforzamento dei confini orientali della Polonia dal 1945”, è stata avviata a novembre e dovrebbe entrare in funzione nel 2028.
L’area che Varsavia si appresta a fortificare è strategica. A Kaliningrad ha sede il quartier generale della Flotta russa del Mar Baltico e tra Lituania e Polonia si snoda il corridoio di Suwalki, una striscia lunga 65 chilometri che l’Alleanza atlantica ha definito “il punto debole della Nato”. In caso di conflitto con Mosca l’esercito della Federazione e della Bielorussia potrebbero infatti chiudere l’unico punto di accesso terrestre alle nazioni baltiche a disposizione dei Paesi europei.
Il segretario di Stato polacco Cezary Tomczyk, incaricato di supervisionare il progetto dello "Scudo Orientale", ha spiegato a Le Monde come l’opera militare sia basata su tre pilastri: infrastrutture pesanti (trincee, bunker, fossati e campi minati), infrastrutture leggere (collegamenti stradali tra punti nevralgici come ospedali e siti di stoccaggio) e sistemi di “difesa intelligente” da adoperare per la ricognizione di vari tipi di minacce.
Parlando della necessità di rafforzare la Polonia, nel 2022 l’allora ex primo ministro Mateusz Morawiecki ha
dichiarato che l’esercito nazionale “deve essere così potente da non aver bisogno di combattere”. Un impegno su cui adesso Varsavia accelera e da cui potrebbe dipendere la sicurezza intera del Vecchio Continente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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