"Se non può candidarsi, non può governare". L'affondo di Trump dopo l'addio di Biden

I repubblicani chiedono in massa le dimissioni del presidente uscente. Il tycoon: “Non ha mai avuto il Covid. È una minaccia per la democrazia”

"Se non può candidarsi, non può governare". L'affondo di Trump dopo l'addio di Biden
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Il ritiro di Joe Biden dalla corsa per le elezioni presidenziali di novembre ha tracciato un solco. Se i democratici sono alla disperata ricerca di un sostituto – o una sostituta, più probabile – i repubblicani stanno provando a mettere in difficoltà la Casa Bianca. In prima linea c’è ovviamente il candidato Donald Trump, che attraverso il suo profilo su Truth è tornato alla carica contro Biden: "Chi governa il nostro Paese in questo momento? Non è Crooked (corrotto, ndr) Joe, non ha idea di dove sia. Se non può candidarsi, non può governare il nostro Paese".

Se non può essere candidato, non può essere presidente: questo il ragionamento di Trump condiviso da molti esponenti di spicco del mondo repubblicano. Sempre su Truth, il tycoon ha messo in dubbio la versione ufficiale sulle condizioni di salute di Biden: "Biden non ha mai avuto il Covid. È una minaccia per la democrazia". "Non è finita!”, ha aggiunto: “Domani Crooked Joe Biden si sveglierà e dimenticherà di aver abbandonato la gara oggi". Un affondo frontale, proseguito con ironie e stilettate. Ad esempio, secondo Trump il partito repubblicano dovrebbero essere rimborsato per frode visto che tutti intorno a Biden, “inclusi i medici e i fake media”, sapevano che“non era in grado di correre o essere presidente".

Come evidenziato in precedenza, i repubblicani stanno chiedendo in massa le immediate dimissioni di Biden, che dal canto suo ha ribadito che non farà passi indietro e rivolgerà la sua attenzione sulla fine del mandato. “Se Biden non è idoneo a candidarsi per la presidenza, non è adatto a continuare come presidente. Deve rassegnare immediatamente le dimissioni. Il 5 novembre non può arrivare abbastanza presto”, la nota del presidente della Camera Mike Johnson. Il senatore Steve Daines ha aggiunto che guidare gli Usa è il lavoro più difficile al mondo e Biden non ha più la fiducia necessaria per assolvere il compito. C’è persino chi, come il senatore Markwayne Mullin, invoca il 25° emendamento della Costituzione, che prevede che il vicepresidente prenda i poteri del Commander in chief come facente funzioni nel caso il presidente muoia, si dimetta o sia rimosso dal suo incarico per incapacità manifesta o malattia.

Ma non è tutto. La leadership repubblicana del Congresso ha già messo a punto la linea di attacco contro la vicepresidente, Kamala Harris, che Biden ha già appoggiato per assumere il ruolo di candidata democratica. Secondo i rep, lei avrebbe coperto il declino mentale del leader della Casa Bianca, ma non solo: nel mirino la“disastrosa” politica di immigrazione.

Steve Scalise, numero due repubblicano della Camera bassa, non ha utilizzato troppi giri di parole: “I democratici hanno diffamato per anni gli americani che hanno messo in dubbio la salute di Biden (...) Ogni singola persona che ha partecipato a questa operazione di insabbiamento, specialmente il vicepresidente Harris, deve essere chiamata a rispondere”.

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