“Vediamo un importante dispiegamento militare serbo lungo il confine con il Kosovo”. Con queste parole, il portavoce Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, ha fatto sapere che la situazione al confine tra Serbia e Kosovo è tutt’altro che rassicurante. Secondo Kirby, "questo include uno schieramento senza precedenti di artiglieria serba avanzata, carri armati, unità di fanteria meccanizzata. Crediamo che questo sia uno sviluppo molto destabilizzante".
Nel suo briefing con i giornalisti, Kirby ha rivolto un appello a Belgrado affinché si affievolisca la tensione nella zona “calda”: "Chiediamo alla Serbia di ritirare queste forze dal confine". I venti di guerra tra i due Paesi sono stati alimentati da quanto accaduto una settimana fa a Banjska, nel nord del Kosovo, dove durante un assalto sono morte sette persone.
Le tensioni mai sopite e l’assalto al monastero
Dopo la dissoluzione della Jugoslavia e la fine di un ciclo di guerre che aveva avuto luogo nella prima metà degli anni Novanta (1991-1995), si sono acuite le tensioni etniche tra Serbia e Kosovo, regione che era sempre appartenuta alla prima. Una parte degli albanesi kosovari aveva scelto la lotta armata indipendentista ma il governo di Belgrado, di conseguenza, aveva risposto con il pugno di ferro contro gli insorti, generando una guerra di pulizia etnica che ha portato ala morte di 11 mila civili. I Paesi Nato erano intervenuti con l'operazione Allied Force in protezione della popolazione kosovara.
Dopo un lungo periodo di travaglio e di tensioni mai sopite, il Kosovo ha proclamato l’indipendenza, in modo unilaterale, nel 2008e la dichiarazione è stata approvata dal parlamento di Pristina - la capitale - il 17 febbraio di quell’anno. La Serbia si è opposta all’iniziativa kosovara non riconoscendone la sovranità, mentre, dal 2008 ad oggi, 101 su 193 Stati membri dell’Onu, tra cui l’italia, ne hanno riconosciuto l’indipendenza.
La tensione tra i due Paesi è sempre stata latente ed è esplosa il 24 settembre quando un commando armato, composto da assalitori serbi, ha sferrato un attacco nel nord del Kosovo. L’attacco è avvenuto nei dintorni di un monastero di Banjska; a questo primo assalto hanno fatto seguito altre sparatorie nella medesima zona. Una trentina di uomini armati si è asserragliata all’interno del monastero e si è arresa dopo alcune ore: all'interno c’era anche un gruppo di pellegrini provenienti dalla vicina città serba di Novi Sad. Prima che la banda si arrendesse, 7 assalitori sono morti insieme ad un poliziotto kosovaro. Il premier del Kosovo, riguardo all’accaduto, ha dichiarato: “La criminalità organizzata, con il sostegno finanziario e logistico dei funzionari di Belgrado, sta attaccando il nostro Paese”.
L’Occidente
A seguito dell’evolversi della situazione, Kirby ha anche dichiarato che la Kfor, la forza Nato dispiegata nell’ex provincia serba, “aumenterà la sua presenza nel nord del
territorio”. Il segretario di Stato Usa, Anthony Blinken, ha telefonato al Presidente serbo Aleksandar Vucic per sollecitare "un'immediata deescalation e un ritorno al dialogo”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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