Cambio di approccio per l’Ucraina alle prese con un nuovo interlocutore a Washington e, per la terza volta dall’inizio dell’invasione russa del 2022, con il Generale Inverno. La rielezione alla Casa Bianca di Donald Trump, intenzionato a chiudere il conflitto nel più breve tempo possibile, potrebbe accelerare la tabella di marcia dei negoziati con Mosca rischiando così di mettere in una posizione di svantaggio il governo guidato dal presidente Volodymyr Zelensky. Per questo motivo, sebbene gli ucraini abbiano ripetuto a lungo di non avere intenzione di cedere al tavolo delle trattative territori occupati dalla Russia, a Kiev si comincia a dare almeno lo stesso peso sia all’ottenere garanzie di sicurezza che allo stabilire dove tracciare la linea del cessate il fuoco.
“La questione territoriale è estremamente importante”, afferma un funzionario ucraino al New York Times, “ma è sempre il secondo punto. Il primo sono le garanzie di sicurezza”. Un concetto ripetuto da Roman Kostenko, a capo della commissione di Difesa e Intelligence del parlamento di Kiev, il quale dichiara che “niente è più importante” di colloqui basati sulle garanzie. Ben noto è però il rifiuto russo alla richiesta ucraina di entrare nella Nato.
Zelensky, che non ha abbandonato la strategia della “pace attraverso la forza”, punta comunque a mantenere il supporto degli alleati occidentali per rafforzare l’esercito e migliorare la situazione delle truppe sul campo di battaglia in vista dei negoziati. Il quotidiano di New York riporta che questo sarebbe solo uno dei tanti approcci seguiti dal Paese dell’Europa orientale e che altri sarebbero stati proposti da Brasile, Cina e Turchia.
Il presidente ucraino ha sentito Trump poche ore dopo la sua rielezione congratulandosi per la vittoria alle urne e secondo il sito di Axios “non è uscito dal colloquio con un sentimento di disperazione” nonostante le posizioni del tycoon siano ben diverse da quelle di Joe Biden. D’altra parte i due leader si conoscono già dai tempi del primo mandato di The Donald e si sono incontrati anche a settembre quando la campagna elettorale Usa appariva ancora molto incerta.
Non è comunque solo il ritorno di Trump ad aver cambiato le carte in tavola. Rispetto a quando Kiev ha presentato ad inizio estate il "piano per la vittoria", la linea di Zelensky si è di fatto ammorbidita. Un riflesso degli sviluppi al fronte. Infatti, dopo che l’esercito ucraino ha conquistato una parte della regione russa del Kursk, le truppe di Vladimir Putin hanno ammassato proprio in quell’area, pronti a colpire, circa 50mila soldati, inclusi i militari inviati dall’alleato nordocreano, e hanno riconquistato territori nell’est dell’Ucraina.
In effetti, per il Cremlino la riconquista del Kursk sembra essere uno dei prerequisiti per qualsiasi negoziato. Un fattore che non rappresenta l’unico ostacolo per Kiev che intanto si interroga preoccupata su dove potrà cadere la linea del cessate il fuoco e su quale approccio prevarrà all'interno della nuova amministrazione americana.
“Chi è in una posizione vincente stabilisce i termini. Questo vale sia per i governi che per gli affari”, dichiara Andriy Zagorodnyuk, ex ministro della Difesa ucraino. Un punto di vista che Trump conosce molto bene.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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