La discussione in Italia sugli arresti da fare o da non fare riguarda oggi Bibi Netanyahu. Lo capisco: è roba grossa. Che si fa? Per parte mia la chiudo in fretta. Sto con Biden e Trump, per una volta d'accordo: nessuno tocchi il premier ebreo. Davvero vogliamo riaprire la pagina infame delle leggi razziali che Schlein e compagni riabilitano chiedendo l'applicazione delle scelte antisemite della Corte dell'Aia? Tra l'altro è pura schermaglia teorica: il capo del governo di Israele non è così scemo da passare da Roma a verificare di persona come finirà il grottesco dibattito sulla pelle sua e di uno Stato che non può permettersi di perdere una guerra, perché sarebbe l'ultima.
Preferisco occuparmi «de minimis», cioè dell'oscenità di una decisione giuridica che ci riguarda da vicino, sancendo l'impunità conclamata per il sangue innocente versato a casa nostra. Il fatto pauroso e che mi spaventa è la perfetta legalità dell'ingiustizia, e l'inerzia del potere legislativo (il Parlamento) che ha assistito grattandosi le palle a questo evento che era stato segnalato in avvicinamento sin dal 2021. Attenti: le pene si stanno estinguendo, alcune di esse si sono già azzerate. Manca poco, se vogliamo giustizia, bisogna muoversi. Alla fine, l'unico a muoversi in modo risolutivo è stato l'avvocato Davide Steccanella per conto del terrorista Raffaele Ventura, 75 anni, dal 1981 latitante Oltralpe e dal 1986 cittadino francese. Costui è stato (anzi: fu) condannato per l'omicidio del vice brigadiere Antonio Custrà nel maggio 1977 a Milano. Ce lo ricordiamo. Un colpo di P38, in viale De Amicis, una foto che fissa l'istante dello sparo, con posa da tiratore scelto del killer che Ventura aveva delegato a sparare. Steccanella,
zitto zitto, aveva pronto l'algoritmo. Ha presentato apposita domanda. E la Corte d'appello di Milano ha riconosciuto l'estinzione della pena di 22 anni, senza che il delinquente l'abbia mai scontata. Un regaluccio dovuto all'accoglienza fraterna garantita dal presidente François Mitterrand e dai successori, infine sancita dai giudici di Parigi il 29 giugno del 2022. Come Ventura se la cavarono altri nove terroristi, di Brigate rosse e affini, tutti condannati in terzo grado per «assassini barbarici», come disse l'allora premier Mario Draghi, confortato dalle scelte della ministra della Giustizia Marta Cartabia. I due, nell'aprile 2021, avevano dato il via all'operazione «Ombre rosse« d'accordo con Emmanuel Macron. L'arresto durò un'oretta. Non fu un rastrellamento di massa. Dei circa mille che erano stati ospitati in fuga dalle formazioni terroristiche erano stati individuati i dieci assassini conclamati. Almeno loro Figuriamoci. Indignazione di Le Monde e di Libération e della sinistra al caviale di qui e di là delle Alpi: tutti liberi in attesa della ovvia e schifosa sentenza della magistratura. Le motivazioni della carezza data ai brigatisti, il giudice la cavò dalla Carta europea dei diritti dell'uomo: non si può spezzare la vita serena di una bella famiglia eseguendo un brusco trasferimento nelle carceri italiane. (Sul serio: scrisse così, sia pure in giuridichese, citando l'art. 8 a tutela della famiglia, la pena va scontata il più vicino possibile alla residenza dei propri cari). A quel punto la ministra Cartabia si dichiarò «addolorata e ferita» e fece ricorso. La procuratrice generale di Milano, Francesca Nanni, non si acquietò, e giurò che avrebbe esaminato la strada del ricorso almeno per i criminali che avevano versato il sangue degli altri nella metropoli lombarda. I ricorsi si sono esauriti, prevedibilissimamente, con una bocciatura della Cassazione francese nel
marzo del 2023. Be', la dottoressa Nanni si è arresa. Ha dato parere favorevole alla Corte. Non gliene faccio una colpa. Non poteva far altro. Ma gli altri?
La carta del codice canta. L'art. 172 stabilisce: «La pena della reclusione si estingue col decorso di un tempo pari al doppio della pena inflitta e, in ogni caso, non superiore a trenta e non inferiore a dieci anni». Ventura ha beccato 22 anni e otto mesi. La sentenza definitiva è stata emessa nel maggio del 1996. Nel 2021, 8 anni e 8 mesi appioppati per reati di contorno risultavano già estinti. I 14 per l'omicidio sono evaporati poco fa.
Immagino il foglietto in mano a Ventura e le telefonate con l'avvocato. 14 x 2 = 28; 1996 + 28 = 2024. Bingo! Come un biglietto della lotteria da sventolare come vittoria del trofeo dell'impunità. Ha vinto la P38.
Mi immagino i parenti dei morti per cui la pena non è estinta. Che giustizia è? Ci sono altri tra quei dieci che avranno «diritto» (fa paura questa parola) alla cancellazione della pena, con il foglietto in mano. Mi chiedo. Il Parlamento è sovrano. Può legiferare. Cambiare l'articolo 172, un piccolo comma: per certi tipi di reati le pene non si estinguono mai.
E non raccontatemi che dopo tanti anni quegli assassini non sono più gli stessi. Sono uguali.
Non sono ex terroristi. Per ottenere quell'ex bisogna scontare la pena. La latitanza non lava le mani dal sangue. Ventura ha annunciato che vuole ritornare in Italia, libero come un usignuolo. Per quanto mi riguarda, non sarai il benvenuto.
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