Una brutalità che non stupisce

Cosa intendono dire gli iraniani allorché ci comunicano che Cecilia gode di un buon trattamento? Ebbene, per loro quello è un ottimo trattamento per un detenuto

Una brutalità che non stupisce
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Caro Feltri, ha letto che Cecilia Sala dorme per terra e non le viene dato da mangiare e soffre migliaia di disagi nel carcere iraniano in cui è tenuta reclusa. Vive in uno sgabuzzino, in pratica. Eppure il ministro Tajani ci aveva detto che Cecilia sta bene e che riceve un trattamento civile. Che ne pensa?

Francesco Rossi

Nessuno di noi si aspettava sul serio che Cecilia Sala venisse trattata civilmente da un regime che di civile non possiede alcunché. E chi se lo aspettava forse è fin troppo ingenuo. Ecco perché è necessario agire per riportare la nostra concittadina a casa il prima possibile, in quanto le condizioni di detenzione nei Paesi islamici, in particolare in Iran, sono talmente dure e disumane da minare la salute fisica e mentale del recluso in modo grave, talvolta irreversibile. Questa fanciulla rischia di fare una brutta fine, e lo affermo in maniera brutale, ne sono consapevole, ma trattasi di pura verità. Non giriamoci intorno. Occorre un equilibrio mentale straordinario per resistere a determinate condizioni di reclusione e mi auguro che Sala lo possieda. La cella in cui è stata rinchiusa la giornalista è minuscola, tale da consentirle appena di stendersi, ma non di muoversi, e da quella cella la giovane, che dorme sul pavimento, non esce mai, se non per utilizzare il bagno, su sua richiesta, una richiesta che, a quanto pare, non sempre ottiene una risposta, l'attesa può essere piuttosto lunga, addirittura ore. Cecilia soffre il freddo e soffre anche della invadenza di un neon accecante che non viene spento mai, proprio mai, una forma di tortura fisica e anche psichica. Il cibo scarseggia. E di sicuro non si può andare avanti con qualche dattero, passato attraverso una piccola fessura. Scarseggia tutto. Ma soprattutto mancano quei contatti sociali che sono vitali in situazioni come queste. La giovane ha potuto sentire i suoi genitori a Capodanno, tutto qui. Non vede nessuno. E, elemento ancora più rilevante, non conosciamo ancora i motivi ufficiali dell'arresto. Sala avrebbe violato non specificate norme della legge islamica. Quali? Lo ignoriamo.

Chi di noi può attendersi allora affidabilità, rispetto dei diritti umani e delle regole del diritto internazionale da parte dell'autorità iraniana? Il ministro degli Esteri fa il ministro degli Esteri e attualmente tutto lo sforzo è concentrato nell'obiettivo di negoziare la liberazione dell'italiana. Sono convinto che Tajani, che non è un novellino, sia dal principio ben cosciente che quello che assicurano gli islamici che tengono in ostaggio Sala sia da prendere con le pinze, però non può mica compiere dichiarazioni che rischierebbero di compromettere la trattativa. È necessario riporre fiducia nell'operato dell'esecutivo e anche in quello della nostra intelligence, che, dall'arresto di Cecilia, non hanno mai smesso di lavorare per il suo ritorno in patria. Cosa intendono dire gli iraniani allorché ci comunicano che Cecilia gode di un buon trattamento? Ebbene, per loro quello è un ottimo trattamento per un detenuto, quantunque non sia in linea con i principi universali dell'Occidente libero, quantunque per noi un trattamento simile configuri abuso e tortura. Questa gente qui è abituata a picchiare, bastonare, manganellare, stuprare, frustare e ammazzare le carcerate, le donne che si sono opposte al regime, coloro che hanno alzato la voce in difesa del loro genere, o coloro che per qualche sciocca ragione, fosse anche una ciocca fuori posto, sono state etichettate come pericolose e sovversive. Ritengo che Sala non avrebbe dovuto recarsi laggiù, senza garanzie, senza protezioni, un po' alla leggera e alla sprovvista, anche se lo aveva già fatto tornando a casa sana e salva. Ma ora queste osservazioni non hanno alcun senso. Le ho già fatte e non mi ripeterò. Utile invece è trattare con queste bestie islamiche affinché Cecilia possa rapidamente lasciare quel loculo nel quale è stata segregata e partire alla volta dell'Italia.

Io sarei favorevole allo scambio immediato, ossia alla restituzione del cittadino iraniano detenuto in Italia il quale fu catturato a Malpensa, su richiesta degli Usa che ne chiedono l'estradizione, qualche giorno prima del fermo di Cecilia a Teheran.

Che se lo riprendano pure. Noi vogliamo Sala a casa.

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