La grande sfida per l'Africa: "Il loro destino è anche il nostro"

Descalzi (Eni): "Col Piano Mattei cambio di paradigma". Massolo: "Intervenire sul medio termine"

La grande sfida per l'Africa: "Il loro destino è anche il nostro"
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«Il destino dell'Africa è il nostro destino». «Il suo progresso è il nostro progresso». Sia l'amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, che il presidente di Mundys, l'ambasciatore Giampiero Massolo, sono certi che il nostro futuro sia strettamente interconnesso con quello del continente africano e anche per questo promuovono il piano Mattei del governo Meloni. Lo hanno fatto dal palco degli Ibm Studios di Milano, dove si sono chiusi gli eventi per i 50 anni de Il Giornale. «Bisogna investire sul lungo temine. Investire per creare valore», ha spiegato l'ad di Eni durante l'incontro La scommessa sulla pace, moderato da Nicola Porro, vicedirettore del quotidiano fondato da Indro Montanelli. «Con il Piano Mattei c'è sicuramente un cambio di paradigma - ha aggiunto Descalzi - Si faranno investimenti nel lungo termine, per far crescere l'interlocutore e far sì che quel valore possa tornare a noi». Come ha già fatto Eni con il gas in Africa: «Il 70% rimane nel continente africano, mentre il 30% lo trasferiamo a casa nostra».

«Bisogna intervenire anche sul medio termine - ha aggiunto l'ambasciatore Massolo - Il piano Mattei è abbastanza innovativo sull'idea di base: occuparci dell'Africa per crescere insieme. Non è possibile farlo solo quando i problemi ci riguardano direttamente o quando arrivano sulle nostre coste». Inoltre, non lo si può fare da soli: «Occorre muoverci agendo sia sul piano europeo che globale».

Dall'Africa all'Europa, dall'energia alla politica, la discussione è stata il pretesto per affrontare sfide e criticità che attendono l'Italia e il vecchio continente. Descalzi non ha perso l'occasione di criticare l'Europa perché «finora ha investito moltissimo in Africa, dove sta da oltre 100 anni, ma senza un pensiero strategico». L'ad di Eni, pur ammettendo quanto la sua società sia impegnata sul fronte della transizione energetica, ha anche lanciato una stoccata ai protagonisti del Vecchio Continente, convinto che su una questione così scottante «l'Europa è diventata più realista del re». «Gli altri Paesi sviluppati, che sono in competizione, sono stati a guardare quello che faceva quasi sorridendo - ha spiegato Descalzi - Se sei l'unico che per fare i cento metri si lega una gamba, gli altri che corrono con te ti dicono bravo, sei il migliore, ma intanto ti superano».

Le politiche contano, dunque. Ma conta soprattutto la loro applicazione e le alleanze per raggiungere gli obiettivi. Ecco perché il presidente di Mundys, Massolo, ha sottolineato come sia necessario un «consolidamento istituzionale» dell'Italia rispetto al passato, specie dopo le elezioni europee: «Va rafforzato il sistema Paese». «In Europa ci sono due dinamiche. Una è del Parlamento europeo - ha spiegato l'ambasciatore - fatta di un aggregarsi e disgregarsi di maggioranze occasionali. L'altra è la dinamica dei governi. Comanda il Consiglio europeo, composto dagli esecutivi. E quando siedi lì, sei forte quanto il tuo sistema istituzionale. Per competere il sistema Paese va rafforzato».

Ed è necessario trovare buone collaborazioni: «Serve una geometria di alleanze giusta, dossier per dossier. Bisogna scegliere i compagni di strada a seconda dell'obiettivo, avendo chiara la nostra appartenenza all'Occidente. Bisogna uscire dal pudore del si può fare o no. Si fa e basta».

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