
Dimissioni è la parola del momento. Il Papa non è fuori pericolo e il rischio sepsi è ancora concreto, ma fuori dal Gemelli cardinali ed esperti hanno aperto il dibattito sulla rinuncia. A rompere il tabù non sono stati quei prelati ritenuti critici nei confronti dell'attuale pontificato, ma chi si è sempre dimostrato in linea con l'agenda bergogliana.
I possibilisti
Il primo a parlarne pubblicamente è stato il cardinale Gianfranco Ravasi che ha ripetuto in due interviste di ritenere possibile il passo indietro di Francesco in caso di difficoltà gravi. Anche gli arcivescovi di Marsiglia e di Barcellona, i cardinali Jean-Marc Aveline e Juan José Omella Omella hanno evocato quest'ipotesi, ricordando che le norme lo prevedono e sentenziando che "tutto è possibile". Anche il cardinale Jean-Claude Hollerich, arcivescovo lussemburghese, ha detto che l'eventuale passo indietro dipenderà da come il Pontefice si riprenderà dalla malattia. Si tratta di cardinali di peso, tutti esponenti del mondo progressista e tenaci interpreti della sensibilità di questo pontificato. Francesco era intervenuto più volte sul tema dimissioni, dicendo di non chiudere del tutto la porta a quest'opzione e preannunciando che in caso avrebbe assunto il titolo di vescovo emerito di Roma e sarebbe andato a vivere a San Giovanni in Laterano. Uno scenario, quello immaginato da Francesco stesso, che il professore di Storia contemporanea della Chiesa presso la Pontificia Università Gregoriana, Roberto Regoli - intervistato da Franca Giansoldati de "Il Messaggero" - sembra ritenere poco credibile perché "conoscendo il suo carattere a me risulta assai difficile immaginarlo ai giardinetti come un pensionato".
Un dibattito che non piace a tutti
Il dibattito animato da Ravasi sulle dimissioni, con l'appendice di Regoli che si è spinto a chiedere la codificazione del passo indietro e dell'emeritato nella sua intervista, non sembra essere piaciuto a tutti. Pesano le tempistiche: il Papa è in ospedale, non ancora fuori pericolo. "Non vedo perché parlare di dimissioni", ha detto a "La Repubblica" lo storico e fondatore della Comunità di Sant'Egidio Andrea Riccardi. Anche monsignor Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto e teologo di riferimento nella prima parte del pontificato bergogliano, ha osservato che "siccome questa malattia non lo ha assolutamente invalidato e sta addirittura migliorando, io non vedo la necessità di parlare di dimissioni". Il mormorio sulle dimissioni non è piaciuto anche a Pietro Parolin, cardinale segretario di Stato e candidato favorito in un eventuale futuro conclave, per il quale le voci sulle dimissioni "sembrano tutte inutili speculazioni". E a "Il Giornale" il cardinale Stanisław Dziwisz, già segretario di Giovanni Paolo II, è tornato a ripetere la frase pronunciata dal Papa polacco a proposito dell'ipotesi di dimettersi per l'avanzata della malattia. "Dalla croce non si scende", ha sentenziato il porporato polacco nel colloquio con Serena Sartini.
Una citazione ribadita anche nel 2013 dopo l'annuncio della rinuncia di Benedetto XVI che non la prese bene e gli rispose indirettamente nell'ultima udienza del suo pontificato dicendo di non scendere dalla croce.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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