Un giapponese ha fatto il volo più lungo di sempre sugli sci

Nell'aprile del 2024 l'atleta Ryōyū Kobayashi ha compiuto un'impresa mai nemmeno ipotizzata: un salto lungo 291 metri. "Ma volevo arrivare a trecento, ci riproverò"

Ansa
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La cosa straordinaria è che lui non è per niente sazio. Toglie la maschera che ha preservato gli occhi dal vento, si sfila la tuta e anche gli sci. E sorride. A ventisette anni Ryōyū Kobayashi ha appena compiuto l'impresa più clamorosa di sempre nella sua specialità - il salto con gli sci - ma fa spallucce come se nulla fosse. Nessuno aveva mai nemmeno ipotizzato che fosse possibile, per un essere umano, raggiungere una distanza simile lanciandosi da un pendio. Lui non solo l'ha pensato. L'ha anche realizzato.

Aprile 2024. Siamo in cima ad un trampolino naturale in Islanda. Tutto è stato predisposto nei minimi particolari. Kobayashi ha visitato il posto quando c'erano soltanto rocce, perché la neve non era ancora caduta. Ma socchiudendo le palpebre ha immaginato tutta la scena. Sì, quello dev'essere il posto esatto per compiere l'impresa. Non manca, del resto, la fantasia a questo atleta giapponese. La faceva lavorare già da piccolo quando, stretto nella piccola cittadina di Hachimantai, poco più di 20mila abitanti nella prefettura di Iwate, sognava di mettersi gli sci e saltare via, lontanisismo.

Inizia a farlo fin da piccolo, sfoggiando doti per nulla comuni. Ryōyū vola che è una meraviglia. E la squadra nazionale nipponica non può non accorgersene. Lo tira dentro e lo fa debuttare nel 2015. Dopo un breve periodo di rodaggio partecipa alla Coppa del Mondo 2018-19, vincendo un totale di 13 trofei in tutte le discipline. Riflettori puntati: ora il mondo inizia ad accorgersi del suo talento. Negli anni successivi continuera a divorare primi posti.

Kobayashi è perennemente calmo, sereno, quasi rilassato. Conserva gelosamente un approccio filosofico alla vita, ma questo non asciuga in alcun modo la sua ambizione. Anzi. Ryōyū è assetato. Vuole dimostrare di essere il migliore di tutti e poi, quando ci riesce facendo razzia di medaglie per le competizioni in giro per il globo, alza il livello della sfida. Ora deve vedersela con se stesso. Deve infrangere le sue barriere.

Torniamo quindi su quel declivio innevato, nel bel mezzo dell'Islanda. L'altezza precisa è di 37,5 metri. Kobayashi si darà lo slancio da qui per superare il precedente record, detenuto dall'austriaco Stefan Kraft, che è riuscito a raggiungere i 253,5 metri. Il giapponese non pensa soltanto di oltrepassare quella soglia. Intende polverizzarla. Il suo obiettivo è nitido: si è allenato per provare a raggiungere i 300 metri. Roba che per gli addetti ai lavori va proprio contro le leggi della fisica. Ma Kobayashi, si diceva, fa spallucce.

Così scende come un siluro, disegnando una traiettoria che non prevede sbavature, e prende il volo. La squadra che lo segue al di sotto è attonita. Ryōyū fluttua in aria e non ci pensa proprio a toccare terra. Continua a librarsi, quasi fosse un volatile che pattuglia quella immensa distesa bianca. Resta così, sospeso in aria, per dieci secondi di fila. Poi atterra, segnando un nuovo record mondiale, difficilmente infrangibile da altri esseri umani: 291 metri. Nessuno mai si era spinto così distante. L'equipe che lo assiste e i giornalisti presenti possono finalmente lasciarsi andare. Erompono in grida di gioia scomposte.

Lui, invece, appare tranquillo. Sorridente, sì, ma è un po' come se fosse uscito a portare a spasso il cane. La cosa più naturale del mondo. "È difficile - dice - esprimere a parole questa sensazione. Questo è il mio sogno che si realizza, è un'esperienza che darà una marcia in più alla mia carriera.

Il record sarà la mia fonte di forza per il futuro". E ancora: "So che i 300 metri erano l'obiettivo che mi ero prefissato, quindi mi piacerebbe riprovare questa impresa". La sete, in fondo, è tutta la differenza che passa tra le persone normali e i campioni.

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