Migranti, dazi, Cina e Ucraina: Trump tira dritto. "Ci siamo ripresi l'America"

Il presidente Usa alla convention conservatrice di Washington attacca Kalama Harris e Joe Biden, "il peggior presidente che abbiamo avuto". E sull'Ucraina: "Rivogliamo i nostri soldi indietro"

Migranti, dazi, Cina e Ucraina: Trump tira dritto. "Ci siamo ripresi l'America"
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"Ci siamo ripresi l'America e probabilmente stiamo facendo qualcosa di buono perché i sondaggi sono alla stelle. Stiamo mantenendo le nostre promesse". I toni del combattente sono quelli di sempre. Donald Trump parla da presidente Usa, ma anche da figura di riferimento dei conservatori a stelle e strisce. Nel proprio intervento alla convention Cpac di Washington, seguito al videomessaggio inviato dalla premier italiana Giorgia Meloni, il tycoon da poco tornato alla Casa Bianca ha rivendicato l'avvio turbo della propria presidenza bis. "Ci è stato dato un mandato per cambiare le cose a Washington. Abbiamo vinto il voto popolare: la nostra vittoria è stata troppo grande per essere truccata. Il nostro partito è divenuto la voce degli americani che lavorano perché siamo il partito del buon senso. Nell'ultimo mese abbiamo messo l'agenda di America First in azione", ha detto.

Trump vs Biden: "Il peggior presidente, ora io sto sistemando"

Entrando nel vivo del proprio intervento, Trump è quindi andato al cuore dei temi più caldi d'attualità. A cominciare dall'immigrazione illegale e dalle sue misure drastiche per contrastarla. "Stiamo respingendo l'invasione", ha scandito Donald al Cpac, tornando ad attaccare la leader dem Kamala Harris. "È da molto tempo che non dico il nome Kamala, nessuno conosce il suo cognome. Era lei la zar del confine. Ora abbiamo il confine migliore che abbiamo mai avuto", ha dichiarato il tycoon, riferendosi al calo degli arrivi al confine con il Messico. In un altro passaggio molto applaudito, la stilettata al proprio predecessore Joe Biden: "Il peggiore presidente della storia. Devo sistemare i disastri che ha lasciato, tutto quello che toccava si trasformava in m...".

L'affondo sulla Cina e i dazi

"Il popolo ci ha affidato un mandato clamoroso e noi lo useremo", ha rimarcato Trump, che ha chiamato l'ovazione della platea in riferimento alle posizioni assunte sulla Cina. "Mi piace il presidente Xi e ho un grandissimo rispetto per il popolo cinese. Amo il popolo cinese, ma siamo stati trattati molto ingiustamente dalla Cina e da molti altri Paesi e non lo subiremo più", ha dichiarato Donald al riguardo. Sui dazi, poi, nesssun ripensamento. Gli Stati Uniti - ha dichiarato il presidente americano - avranno presto "così tanti soldi provenienti dai dazi". Applausi sonori, inoltre, hanno accolto il passaggio in cui Donald ha menzionato l'uscita degli Stati Uniti dagli accordi di Parigi sul clima e la cancellazione degli incentivi alle auto elettriche dell'era Biden. "Mi sono ritirato dall'accordo sul clima di Parigi, ho messo fine al green new deal che è una bufala. Ho cancellato anche il mandato di Biden sulle auto elettriche. E ho creato il Dipartimento per l'Efficienza del governo", ha rivendicato Trump.

Ucraina, Trump: "Rivogliamo indietro i nostri soldi"

Significativo ed esplicito il riferimento alla delicata situazione in Ucraina. Trump sull'argomento non si è trincerato dietro giri di parole. "Ho parlato con Putin e Zelensky sulla guerra, e sto cercando di riprendere i nostri soldi indietro. L'Europa ha dato 100 miliardi all'Ucraina sotto forma di prestito. Noi abbiamo messo 300 miliardi. Chiediamo quindi le terre rare e il petrolio e qualsiasi altra cosa", ha esclamato. "Siamo vicini a un accordo", ha anche detto Trump in riferimento all'accordo sui minerali critici e le terre rare che viene negoziato con l'Ucraina. "Sto cercando di recuperare i soldi, voglio che ci diano qualcosa per tutti i soldi che abbiamo messo. Chiediamo terre rare e petrolio, tutto quello che possiamo ottenere", ha rivelato il presidente Usa.

"Faremmo meglio a essere vicini a un accordo, perché è una situazione orribile", ha dunque concluso, per poi

rimarcare il proprio disinteresse al tenere aperti scenari di guerra: "La mia speranza è che la mia più grande eredità sia quella di essere un pacificatore, non un conquistatore. Io non voglio essere un conquistatore".

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