Gli Usa: "Peggio epidemia dopo l'Aids"

Precipitano le condizioni della spagnola. L'Onu ammette: le difese sono vulnerabili

Gli Usa: "Peggio epidemia dopo l'Aids"

RomaLa rete mondiale tirata su per contenere Ebola non basta. Servono maglie più strette e un'assistenza venti volte superiore all'attuale per contrastare l'epidemia. Il numero dei casi cresce in maniera esponenziale e ieri il segretario generale Onu Ban Ki-moon ha ammesso la vulnerabilità del sistema di prevenzione davanti a un virus che, dal dicembre 2013 a oggi, ha contagiato 8.011 persone mietendo 3.877 vittime.

«Servono laboratori mobili, veicoli, elicotteri, attrezzature di protezione, personale medico addestrato - è intervenuto davanti alla Banca Mondiale -. Le cose andranno peggio prima di migliorare, ma quanto, dipende dalla comunità internazionale». Per ora previsioni fosche. Ieri un sergente di polizia di San Francisco, Michael Monning, è stato trasportato a Dallas, per sintomi compatibili con il virus letale, dopo essere stato a casa di Thomas Duncan, il liberiano «caso zero» negli Usa deceduto due giorni fa e cremato al Texas Health Presbyterian, mentre la fidanzata è in quarantena. Una morte che si colora di tinte razziali perché in molti hanno denunciato che l'uomo sarebbe stato curato male perché africano e senza assicurazione.

In Spagna, invece, sono precipitate le condizioni di Teresa Moreno, l'infermiera contagiata dopo aver assistito i due missionari rimpatriati dalla Sierra Leone eppoi deceduti. Con lei, al Carlo III-La Paz, oltre al marito altre 5 persone in osservazione perché ad «alto rischio» avendo avuto contatti con lei o con i religiosi. L'ortopedico italiano giunto dalla Sierra Leone e ricoverato a Roma, invece, non mostra segni di contagio, al contrario di un operatore Onu da ieri al St George di Lipsia, che porta a tre i casi in Germania. In Macedonia, invece, sarebbe morto un cittadino britannico e a Parigi un intero edificio è stato isolato per ore per un caso sospetto, poi rientrato. «Per Ebola ci sono 5 priorità: fermare l'epidemia, curare le persone infette, fornire servizi essenziali, salvaguardare la stabilità ed evitare nuovi focolai nei Paesi non colpiti», ha spiegato Ki-moon. L'Oms sta già reclutando tra i sopravvissuti liberiani volontari da trasformare in operatori sanitari ma la piaga si allarga e secondo Save the Children sono 2,5 milioni i bimbi sotto i 5 anni esposti al contagio in Sierra Leone, Guinea e Liberia.

Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin parla della più estesa epidemia mai registrata in Africa mentre per la massima autorità sanitaria Usa, Thomas Frieden, direttore dei Centri per il Controllo e la Prevenzione, «Ebola è peggiore sfida dai tempi dell'Aids». Gli Usa hanno intensificato i controlli negli aeroporti, ma nei tre paesi della morte la situazione precipita di ora in ora.

La Liberia ha già cancellato le elezioni del

Senato e il presidente della Sierra Leone ha chiesto all'Onu medici e denaro per evitare lo sterminio. E intanto i test sull'efficacia del vaccino potrebbero slittare ancora: tra gli esperti non c'è accordo sulle procedure.

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