Parte dal Marocco il nuovo Salvini in formato export

Per tre giorni il leader della Lega sarà a Rabat, per un giro di incontri istituzionali in primis con Anis Birou, ministro dell'Immigrazione del governo del Marocco, per parlare di sbarchi e soluzioni all'esodo verso le coste meridionali dell'Europa

Parte dal Marocco il nuovo Salvini in formato export

Stavolta problemi con i visti, come per la missione annullata in Nigeria, non ce ne dovrebbero essere. E da stamattina, per tre giorni, Matteo Salvini sarà a Rabat, capitale marocchina, per un giro di incontri istituzionali in primis con Anis Birou, ministro dell'Immigrazione del governo del Marocco, per parlare di sbarchi e soluzioni all'esodo verso le coste meridionali dell'Europa (problema che il governo di Rabat conosce bene e gestisce con severità al confine con le enclave spagnole di Ceuta e Mellilla). Dalle sagre padane ad una rete diplomatica internazionale, dalle salamelle al couscous, la Lega estera è una delle novità della gestione salviniana, e un passaggio indispensabile per le ambizioni di leadership (e premiership) del segretario in felpa. La rete è iniziata, qualche mese fa, con la Russia di Vladimir Putin: incontri a Mosca con i vertici di «Russia unita», il partito putiniano, viaggi in Crimea, filo diretto con l'ambasciata russa in Italia. A curare l'agenda internazionale di Salvini è il suo «ministro degli Esteri» Gianluca Savoini, presidente dell'associazione culturale «Lombardia Russia» (che si presenta come «apartitica ma con idee molto precise che combaciano pienamente con la visione del mondo enunciata dal presidente della Federazione Russa»), che vede come presidente onorario Alexey Komov, ambasciatore russo all'Onu. Oltre a Mosca, sempre sull'asse padano-asiatico in chiave euroscettica (la guerra contro le «sanzioni idiote contro la Russia»), Salvini è stato a Pechino e in Corea del Nord.

In Russia il capo della Lega tornerà a dicembre, viaggio già in agenda. Ma prima, e dopo la tre giorni in Marocco (frutto dei contatti del leghista torinese Claudio Giordanengo), si lavora ad altri incontri, per ampliare la rete diplomatica del segretario federale. In agenda c'è Budapest, che per Salvini significa una cosa: «Fidesz - Unione civica ungherese», ovvero il partito di Viktor Orban, il premier sotto accusa in Europa per i metodi duri (il muro anti immigrati, le randellate della polizia ungherese) nel respingimento dei profughi. Un leader non «buonista» che Salvini non ha mancato di elogiare in più occasioni: «Mi piace l'approccio di Orban in Ungheria, ha il coraggio di dire no alle istituzioni europee, che sono negative».

I consiglieri del leader leghista stanno preparando anche una missione a Washington, in ambienti conservatori e repubblicani antiobamiani e favorevoli ad una politica di pacificazione con Putin. E poi un altro viaggio diplomatico in un «importante Paese a sud del Mediterraneo», per ora segretissimo.

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