“Abbiamo rottamato il rottamatore”: la piazza del “No, grazie”

Dal quartier generale di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni chiede “elezioni subito”. Il nodo della legge elettorale? “Si risolve in tre settimane”.

“Abbiamo rottamato il rottamatore”: la piazza del “No, grazie”

Nella sala Capranichetta di Montecitorio sono tutti in attesa, già dalle 21 nel quartier generale del comitato “No, grazie” c’è un via vai di persone. L’atmosfera è tesa, nessuno si avventura nei pronostici affrettati. A distendere il clima sono i primi exit poll. Alle 23 il “no” è dato già in netto vantaggio e qualcuno finalmente inizia a sbottonarsi. Fabio Rampelli, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, inizia a parlare di “cauto ottimismo”. Il premier Renzi, nel frattempo, ha annunciato che parlerà a mezzanotte, un’ora dopo la chiusura delle urne.

Giorgia Meloni entra trionfalmente verso le 23:30. E’ vestita di rosso, e ai microfoni dei cronisti parla di “risposta data ad alta voce”, un messaggio chiaro che “gli italiani hanno rivolto non solo a Renzi ma anche al presidente Mattarella”: “Gli italiani vogliono scegliere il loro governo - continua -, vogliono un governo che faccia i loro interessi e non quelli delle lobby, delle banche, dell’Unione Europea”. Adesso? “Noi vogliamo provare a costruire una proposta politica fondata sulla sovranità” che la vedrà di certo in tandem con la Lega Nord di Matteo Salvini, l’altro grande vincitore a destra stanotte. Resta però un nodo da sciogliere: la tempistica del ritorno alle urne. Secondo la leader di Fratelli d’Italia, la legge elettorale “si può fare mentre Renzi fa gli scatoloni”. Da questo punto di vista “il Pd ha una grande responsabilità” e Renzi prima di andarsene viene invitato “a regalare agli italiani almeno un segnale di attenzione nei loro confronti, consegnando alla nazione una legge elettorale che consenta all’Italia di essere governabile”. Dalla sponda destra, prosegue la Meloni, c’è “disponibilità a sostenere qualunque modifica della legge elettorale” adeguando l’Italicum, bastano “tre settimane” sentenzia la leader di FdI che vuole categoricamente scongiurare lo spauracchio di nuovi governi tecnici o di “inciucio”.

Nel frattempo, a pochi passi dalla location dei “No, grazie”, un imponente dispositivo di sicurezza si stringe attorno ai sindacati che stanno manifestando. Una piazza decisamente diversa, ma animata dalla stessa voglia di “rottamare” il premier che, ad un certo punto, a rottamarsi ci pensa da solo. “Ho perso il mio governo finisce qui. Lascio senza rimorsi”. Finisce così, a mezzanotte in punto, l’esperienza del governo di Matteo Renzi. Lui annuncia: “Domani pomeriggio riunirò il Consiglio dei ministri e salirò al Quirinale per consegnare le dimissioni”.

Ma lo scenario catastrofico che alcuni commentatori e giornali internazionali avevano paventato, secondo Giorgia, è scongiurato: “Tutte le volte che il popolo si è espresso in maniera diversa da come auspicava l’establishment si è paventato l’arrivo delle sette piaghe d’Egitto poi non sono mai arrivate, non è accaduto con la Brexit, non è accaduto con la vittoria di Trump, non accadrà con la dipartita di Renzi”, perché è pronta la controproposta del fronte sovranista che si è amalgamato in questi ultimi mesi di lotta al renzismo. Adesso si può finalmente brindare, “con uno spumante rigorosamente italiano” commenta Federico Mollicone, esponente di primo piano di FdI, ed anche il brindisi è un auspicio al ritorno alla sovranità nazionale.

“Viva l’Italia” strilla Giorgia Meloni accerchiata da un drappello di fedelissimi. I ragazzi srotolano uno striscione, “Il popolo è sovrano, Renzi no grazie”. I protagonisti della piazza adesso sono loro, giovanissimi ed euforici: “Da stanotte si volta pagina, abbiamo battuto un gigante”.

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