"Abolite il merito". La sinistra a scuola mostra il suo Dna

La parola merito nel nome del Ministero dell'Istruzione dev'essere valutata per il suo valore simbolico.

"Abolite il merito". La sinistra a scuola mostra il suo Dna

La parola merito nel nome del Ministero dell'Istruzione dev'essere valutata per il suo valore simbolico. Tant'è che la sinistra esplicita, Alleanza Verdi Sinistra, propone di sostituirla con la parola inclusione. Il PD, ossia la sinistra implicita, ispirata a politiche marxiste ma in chiave moderna, cioè a sua insaputa, propone di ripristinare la semplice pubblica istruzione. Che sempre in chiave simbolica tanto semplice non è, visto che non si capisce perché escludere l'istruzione erogata dai privati. Però ben venga la discussione, perché fare il punto sui valori è esattamente ciò che serve a questo Paese, e proprio sulla scuola, il luogo dove si gettano le fondamenta della società che vogliamo.

Trent'anni fa la storia ha dichiarato il fallimento dei regimi che incarnavano una politica sociale che, sostituendo la spinta individuale con l'assistenza dello Stato, non sapeva che farsene del merito. Da noi quella politica non è mai diventata regime, non ufficialmente, e proprio per questo è riuscita a sopravvivere nel sistema, anzi sviluppandosi in modo sempre più pervasiva. Grazie a un'intellighenzia fatta di salotti e redazioni giornalistiche e incardinata su una morale di matrice cattolica, egualitaria ed inclusiva, siamo giunti al paradosso che pare inopportuno premiare il meritevole per non mortificare il demeritevole. Sbagli ed errori ci sono ancora, ma farli notare sarebbe selettivo. Sbagliando s'impara? Una volta forse, ora non più. Meglio perseverare. Tanto, paga Pantalone. Peccato che in questi trent'anni il Paese sia andato indietro invece che avanti. Oggi ci sembra che funzionasse meglio tutto ciò che allora pareva inaccettabile. La capacità di creare ricchezza è stagnante. Nel 1992 avevamo già un debito pari alla ricchezza di un intero anno e, per non lasciarlo ai figli, prendemmo l'impegno a ridurlo. Altroché! L'abbiamo portato a una volta e mezzo e ne chiediamo ancora.

Il benessere ormai è nuovamente stabilito alla nascita, come nel medioevo. Se hai la fortuna di una famiglia che possa lasciarti una professione, un'attività, inserirti da qualche parte o al limite pagarti studi privati, potrai guadagnarti da vivere dignitosamente. In mancanza, sei lavorativamente spacciato. Per quanto tu possa impegnarti nello studio, troverai che l'ascensore sociale è rotto al piano terra. Scavallati i 30, quando all'estero i coetanei hanno già i figli alle medie, qualcosa troverai, ma nulla che valga la pena di sforzi e sacrifici: il merito non verrà riconosciuto.

Questo simboleggiano le posizioni sul nome del ministero. Da una parte chi vuole conservare questa società improduttiva, dove il Reddito di Cittadinanza certifica che persone sane e forti senza assistenza morirebbero di fame.

Dall'altra chi vuole iniziare a cambiare registro, non certo nei fatti e subito, che sarebbe macelleria sociale, ma almeno formando le nuove generazioni col valore che il merito gli verrà riconosciuto, che non è inutile darsi da fare, sforzarsi su un'equazione di matematica o una versione di greco. Certo, c'è il rischio che il merito contagi pure i docenti e premi quelli bravi. Eh, gli altri se ne faranno una ragione e con essi i sindacati.

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