Cardinale Fridolin Ambongo, arcivescovo di Kinshasa, il Papa arriva oggi nella Repubblica Democratica del Congo. Che Paese troverà?
«Troverà un popolo sofferente e che si sente abbandonato al suo triste destino dai governanti, ma allo stesso tempo troverà anche un grande polmone della fede: vedo dappertutto che le vocazioni, ad esempio, sono in calo mentre qui abbiamo buone vocazioni. Inoltre, il Santo Padre troverà una Chiesa che lotta per la sua identità di fronte all'avanzata dell'Islam e delle chiese evangeliche».
A tal proposito in Europa vediamo che le Chiese spesso si svuotano. E da voi?
«Da noi c'è un problema di spazio per i fedeli, è il contrario. In Europa le chiese sono belle, grandi, ma spesso vuote. Noi invece non abbiamo infrastrutture adeguate per accogliere tutti i fedeli. E ci servirebbe tanto un aiuto da chi può».
I Paesi del mondo fanno abbastanza per l'Africa?
«No. Potrebbero fare molto di più perché, diciamolo francamente, la povertà in Africa non è arrivata da sola. C'è stato uno sfruttamento delle ricchezze africane e se oggi la povertà dilaga questi Paesi dovrebbero interrogare le loro coscienze».
A proposito di violenza, l'Italia ha subito una grande perdita in Congo, l'ambasciatore Luca Attanasio ucciso vicino a Goma nel febbraio 2021 mentre era in missione umanitaria con il Programma Alimentare Mondiale dell'Onu.
«Per me e per il mio popolo è stato un grande momento di tristezza perché pur essendo un ambasciatore lavorava da vicino con la gente, anzitutto con i poveri: era sempre accanto a loro e voleva sempre aiutare. Quando abbiamo sentito della sua morte nell'est del Paese è stato devastante. Adesso viviamo con un punto di domanda sulla sua scomparsa e ci chiediamo se il Governo ha fatto e stia facendo di tutto per chiarire le cause della sua morte».
E voi come Chiesa riuscite a dialogare bene con la vostra politica?
«Bene non direi. Abbiamo un rapporto strano. Hanno bisogno di noi ma dall'altra parte ci temono perché non essendoci una vera opposizione è solo la Chiesa ad alzare la voce quando qualcosa non va bene. E questo non piace al potere. È un rapporto di amici-nemici a seconda del caso».
Che contributo può dare la Chiesa africana alla società?
«Sapete tutti che la Chiesa in Africa fa l'esperienza della povertà con i giovani che stanno fuggendo per cercare in Europa prospettive che qui non ci sono. Perché i Paesi non aiutano l'Africa a creare delle condizioni per tenere i giovani nelle proprie terre e avere un futuro qui nella loro casa?
L'Africa può aiutare a livello mondiale la Chiesa e la società a svegliare le coscienze e dall'altro lato si può aiutare questo continente ad andare avanti e creare condizioni di sviluppo soprattutto per i giovani. Aiutarli qui per non farli fuggire in altri Paesi dove spesso non trovano la giusta integrazione».
Come vede in definitiva il futuro della Chiesa?
«Sono molto ottimista per il futuro della Chiesa. Vivendo in Europa c'è un po' l'impressione che la Chiesa sia in crisi ma io vengo dal sud del mondo dove la Chiesa ha un dinamismo e una vitalità molto forti per il futuro.
Assistiamo a un cambiamento di paradigma: ieri il centro di tutto era il nord del mondo, l'Europa, l'Occidente ma adesso le cose stanno cambiando a favore del sud del mondo, dove la Chiesa è molto dinamica. Per questo dico: siamo positivi, c'è un grande e florido futuro per la Chiesa».
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