Tra messaggi sibillini, mosse e contromosse la politica si muove come un'eterna partita a scacchi. Gli obiettivi (contrastanti) sono due: tirare a campare, fino al termine naturale della legislatura, oppure far saltare il banco anzitempo e andare a votare. E non è detto che la seconda ipotesi piaccia solo all'opposizione. L'elezione dell'alfaniano Salvatore Torrisi alla presidenza della Commissione affari costituzionali è emblematico. La poltrona è strategica, visto che la commissione dovrà occuparsi della nuova legge elettorale. Il candidato presidente voluto dal Pd, chiamato a sostituire Anna Finocchiaro, è stato bocciato. E con i voti delle opposizioni e di pezzi della maggioranza (due di Mdp, un Ap e due del gruppo Misto) è stato eletto l'uomo di Alfano. Caustico il commento di un alto dirigente del Pd: "È come il colpo di pistola di Sarajevo". Ovvero, ora sarà guerra aperta in seno alla maggioranza.
Matteo Orfini, presidente Pd, ha detto che serve un immediato chiarimento per andare avanti, perché "noi vogliamo reggere il peso della maggioranza e portare a compimento la legislatura. Ma questo impegno si basa sulla lealtà reciproca, non sul lavorio per creare incidenti. Sia da parte degli scissionisti, sia da altre parti, è venuta meno la lealtà nella maggioranza. Una ferita che deve essere rimarginata", avverte Orfini. Ora arriva la dura replica di Angelino Alfano (che già ieri aveva chiestp a Torrisi di fare un passo indietro): "Ho letto le parole di Orfini, le trovo surreali. Se c'è stata questa frana nella maggioranza il primo partito della maggioranza dovrebbe porsi dei problemi invece che attaccare noi che siamo seri e leali. Se qualcuno è alla ricerca di pretesti per fare cadere la legislatura lo dica chiaro. Qui nessuno è nato ieri e non ci prestiamo al giochino". Poi il ministro degli Esteri ha detto a chiare lettere che "la presenza di Salvatore Torrisi in Alternativa popolare sarà incompatibile se il senatore non rinuncerà alla presidenza della commissione Affari Costituzionali del Senato".
Poi Alfano snocciola i numeri della votazione di ieri: "E'stato eletto quello che fino a ieri era il vicepresidente e noi gli abbiamo chiesto di rinunciare all'incarico. La votazione è finita 16 a 11. I numeri parlano chiaro. I nostri due hanno votato per il candidato Pd, altrimenti finiva 18 a 9". Sottolinea, dunque, che se c'è qualcuno che ha voluto fare lo scherzetto al candidato del Pd, il responsabile non va cercato nel suo partito.
Intanto il senatore Torrisi fa sapere la propria posizione: "Dimettermi? Io l'ho detto ad Alfano, come agli amici e colleghi del Pd. Trovate una soluzione alternativa e io passo. Ma se non c'è...". E aggiunge, in modo sarcastico, che "se Renzi apre la crisi per la mia elezione il Paese gli ride dietro".
Sulla delicata questione si esprime anche il ministro Andrea Orlando, candidato alla segretria del Pd: "I timidissimi segnali di ripresa e invece le preoccupanti dinamiche che hanno riportato lo spread a livello più alto, a 200, consiglierebbero a tutti di non scherzare con il fuoco, perché con il fuoco in questo momento si rischia di bruciarsi e di fare del male al Paese.
Quindi - continua il guardasigilli - discussione seria sì, ma non mettiamo a rischio la possibilità di portare fino in fondo alcune riforme che sono essenziali nel rapporto con l’Unione europea e, soprattutto, di una nuova legge elettorale, perchè le urne senza sbocco significano mettere il Paese in una situazione dalla quale con fatica siamo riusciti a tirarlo fuori in questi anni".Vedremo come andrà a finire questa partita. Per il momento non c'è alcuna novità all'orizzonte. Solo una certezza: la vecchia politica dei ricatti e dei giochini di palazzo la fa ancora da padrona.
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