Oggi, dopo 74 anni, finisce la storia di Alitalia. Alle 22.05 decollerà da Cagliari il volo AZ 1586 per Roma Fiumicino, dove atterrerà salvo ritardi alle 23.10. Stanotte tutti i 98 aerei della flotta (ma in questi ultimi tempi ne volavano meno della metà), si ritroveranno concentrati negli aeroporti di Fiumicino e di Linate. Parte di essi (52) riprenderà il volo domani mattina per conto della nuova società, Ita, che li ha rilevati dall'amministrazione straordinaria insieme alle attività di volo; Ita, almeno per ora, non ha diritto al marchio, per il quale la gara è andata deserta. Così, si potrà assistere a un paradosso: la flotta di Ita resterà contrassegnata dal marchio Alitalia, in attesa di una definizione sul brand e/o in attesa di una nuova livrea. Stando comunque alle sensazioni delle ultime ore, nell'evento d'esordio di domani, Alfredo Altavilla e Fabio Lazzerini, presidente e ad di Ita, potrebbero proprio annunciare l'acquisto del marchio. (La sensazione è suggerita anche da un fatto di cronaca: ieri i commissari hanno pagato il rimanente 50% dello stipendio di settembre; avevano annunciato che sarebbe stato liquidato dopo la cessione del brand. Quindi...).
Abbiamo detto: finisce la storia di Alitalia. In realtà è una storia finita già almeno un paio di volte. La prima, quando fu acquisita nel 2008 dai Capitani coraggiosi di Cai; si trattava di una nuova società che comprava gli asset dalla procedura fallimentare. La seconda, nel 2011, quando fu costituita una nuova scatola, Altalia-Sai, che aveva come socio di maggioranza la stessa Cai e socio di riferimento la Ethiad di Abu Dhabi. In entrambe le occasioni fu un bagno di sangue. Questa dunque è la terza volta che Alitalia muore; la differenza è sostanzialmente una sola: ora la Commissione europea ha intimato la discontinuità con il passato prima di dare il via a un'iniziativa che nasce con i soldi (3 miliardi di euro) dello Stato. Quindi, questa volta dovrebbe morire sul serio. Ma se la nuova Ita riuscirà a impossessarsi del marchio, il passeggero potrebbe anche non accorgersi di nulla.
Resta il fatto che oggi è un giorno storico. Da ogni punto di vista la si guardi, viene girata una pagina importante. La domanda doverosa è drammatica: perchè un Paese come l'Italia, turisticamente attraente, geograficamente strategico ed economicamente rilevante, non è riuscito a darsi una compagnia aerea nazionale degna del proprio mercato? Perchè il sistema politico, che pure negli anni è riuscito a rivitalizzare quelli che erano due vecchi carrozzoni statali come le Poste e le Ferrovie, con Alitalia non ce l'ha fatta? Anche prima della pandemia questa aveva un ruolo ormai secondario, se non marginale, con un'emorragia continua di perdite e un ripiegamento sconsolante. Solo l'ombra di quell'eccellenza degli anni Sessanta e Settanta, una Ferrari dei cieli, ambita e celebrata, che portava ovunque lo stile e la leggenda italiani. Ma erano anni di monopolio, e senza concorrenza è tutto più facile.
Eppure, Alitalia era stata la prima a capire davvero che cosa bisognava fare. Dopo la liberalizzazione del settore, gli economisti cominciarono a prevedere che nel trasporto aereo, tipicamente ad alta intensità di capitale, in Europa sarebbero sopravvissuti tre grandi gruppi. Oggi tutto si è avverato e i protagonisti sono British, che si è unita a Iberia, Air France, che si è alleata con Klm, Lufthansa, che ha acquisito Swiss, Austrian e Sas. Alitalia è rimasta sola e, come dicono i fatti, soccombente: eppure, con lungimiranza, si alleò con gli olandesi di Klm, alla fine degli anni Novanta, facendo perno sull'hub di Malpensa che sarebbe stato il terzo polo, dopo Fiumicino e Schipol, della nuova compagnia; questa sarebbe stata la più grande in Europa, a maggioranza italiana e a costo zero, perchè la fusione avveniva con scambio di azioni. Ma i governi di allora Prodi e D'Alema e la conflittualità sul nuovo aeroporto lombardo fecero saltare il banco.
Domenico Cempella, il miglior manager che Alitalia abbia avuto, si dimise e fu dimenticato. E Klm pagò un penale di 570 miliardi di lire pur di ritirarsi, per sfiducia verso l'Italia: confluì in Air France. Alitalia restò sola, avvitata in una spirale che non si è mai arrestata.
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