Da un lato c'è il ministro dell'Economia, Éric Lombard, che da giorni chiede ai colleghi di stringere la cinghia delle spese dei dicasteri, e di mettersi d'accordo su una manovra da scrivere con poche risorse a disposizione. Dall'altro un monumento nazionale che batte cassa, aprendo un caso politico e mediatico. Nel bel mezzo della bufera finanziaria che affligge la Francia, Le Parisien ha scovato una nota riservata, datata 13 gennaio, inviata da Laurence des Cars alla ministra della Cultura Rachida Dati. La direttrice del museo simbolo della Grandeur transalpina mette in guardia l'esecutivo sullo stato «fatiscente» del gioiello parigino. E in particolare sulla serie di lavori necessari a evitare di mettere in pericolo il palazzo e i dipinti.
Molti ambienti del Louvre «stanno raggiungendo un preoccupante livello di obsolescenza», è l'esordio nero su bianco prima di elencare i danni che minacciano l'agibilità di un malato grave dello Stato: spazi «molto degradati» o addirittura «non più impermeabili», la denuncia, oltre a «preoccupanti variazioni di temperatura che mettono a repentaglio la conservazione delle opere». Insomma, uno dei gioielli di Francia, dove il presidente Macron festeggiò l'elezione nel 2017, ha bisogno di soldi per essere ammodernato, per evitare imbarazzi e danni al patrimonio. E per non perdere la faccia agli occhi del mondo.
Uno dei problemi riguarda l'iconica piramide: d'estate si trasforma in una sorta di serra. Nella missiva, che doveva restare segreta, si legge di «gravi carenze» attribuite alla progettazione dell'opera in vetro inaugurata nel 1988, oggi «molto inospitale nelle giornate più calde». A poco servono i tubi sotterranei che trasportano acqua ghiacciata. «Pessimo anche il trattamento acustico». L'esperienza dei visitatori è peggiorata anche a causa del sovraffollamento: il museo fu progettato per gestire 4 milioni di visitatori e nel 2024 ne ha ricevuti 8,7 milioni. La direttrice chiede d'intervenire creando più bagni, punti di ristoro e di pronto soccorso; la segnaletica «dev'essere completamente ridisegnata».
Nel pieno di una crisi di bilancio, chi chiede soldi vien visto come fumo negli occhi. Ma la Des Cars è tranchant: «Non si può più tollerare lo status quo». Né il «calvario fisico» a cui sono sottoposti i turisti, privati di spazi dignitosi «per una pausa» e in condizioni igienico-sanitarie ben al di sotto degli standard internazionali. Pericolo anche per i dipinti. La direttrice cita la Gioconda di Da Vinci, oggi circondata da altre opere in un viavai di turisti non sempre educati; l'idea è di lasciare a «Monna Lisa» l'intera sala per consentire un fluido passaggio ai 20mila visitatori che in media pagano ogni giorno per ammirarla. O, come proposto dalla Des Cars, riservare ad essa un'altra sala migliorando almeno le condizioni espositive del dipinto. Il governo cerca fondi. Il 4 marzo il museo terrà l'annuale cena di raccolta. Si spera nella generosità privata, visto che il premier Bayrou punta a un deficit tra il 5% e il 5,5% del Pil e ha margini di spesa davvero minimi.
In pressing, anche i sindacati.
La Cgt dice che «non passa giorno senza che ci accorgiamo del degrado del Louvre». Per rimetterlo a nuovo, «servirebbero almeno 100 milioni, di cui solo 26 assicurati nel 2024, ha dichiarato all'Afp un'altra fonte interna.
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