Alluvione a Genova L'ex sindaco del Pd condannata a 5 anni

Marta Vincenzi accusata di reati gravissimi: omicidio colposo plurimo, disastro e falso

Valentina Carosini

È arrivata da sola, mezz'ora prima della lettura della sentenza. Ed ha ascoltato, seduta in prima fila, le parole del giudice.

5 anni per l'ex sindaco di Genova Marta Vincenzi e condanne a vario titolo per l'ex assessore genovese Francesco Scidone e i tecnici comunali, accusati di omicidio colposo plurimo, disastro colposo plurimo, lesioni colpose e falso. Un totale di circa 16 anni di carcere complessivi le pene emesse ieri dopo 7 ore di camera di consiglio nel processo sull'alluvione 2011 a Genova.

Politici e tecnici a giudizio per la mancata chiusura tempestiva delle scuole, nonostante l'allerta meteo di secondo livello in vigore quel giorno a Genova, e per aver fabbricato in seguito un falso verbale sull'orario di esondazione del torrente Fereggiano che causò sei vittime, anticipandolo per alleggerire le responsabilità di Tursi e protezione civile e avvalorare così la tesi dell'evento meteorologico imprevedibile. Sei vite che, secondo i giudici, potevano essere risparmiate. Ieri, poco dopo le 16, la lettura della sentenza da parte del giudice Adriana Petri che prevede la condanna per l'ex sindaco a 5 anni per i reati di omicidio colposo plurimo, disastro, lesione colpose plurime e falso ideologico per il verbale falso.

Vincenzi è invece stata assolta, con gli altri coimputati, dall'accusa di calunnia. Per lei il sostituto procuratore, Luca Scorza Azzarà, aveva chiesto 6 anni e 1 mese di reclusione.

Stessi capi di imputazione per l'ex assessore comunale alla protezione civile, Francesco Scidone, assente alla lettura della sentenza, per il quale è arrivata la condanna a 4 anni e 9 mesi di reclusione.

Poi c'è il capitolo riguardante i tecnici: condannato a 4 anni e 5 mesi il dirigente comunale Gianfranco Delponte, mentre per Pierpaolo Cha e Sandro Gambelli, accusati di falso ideologico, le condanne rispettive sono state a 1 anno e 4 mesi e 1 anno, con sospensione condizionale della pena.

Una sola assoluzione, quella che in tutto il processo ha riguardato l'ex coordinatore dei volontari di protezione civile, Roberto Gabutti, accusato di calunnia.

«Non è ancora finita - il breve commento di Vincenzi, all'uscita dall'aula - per fortuna in questo Paese ci sono tre gradi di giudizio. Mi considero innocente».

Poi per l'ex sindaco un passaggio sulla condanna per il falso verbale. «La più infamante - ha detto - l'ho rigettata fin dall'inizio. Mi dispiace, evidentemente il giudice non si è convinto. Spero si convincano altri. Ho iniziato il processo che non ricordavo nulla, ora ricordo tutto. Dentro di me so di essere innocente». «Aspetto di leggere le motivazioni di questa sentenza - ha commentato l'avvocato di Vincenzi, Stefano Savi - non mi convince. Poi faremo il nostro appello».

Nel dispositivo, il giudice Adriana Petri, ha richiesto il rinvio degli atti alla procura di Genova per falsa testimonianza a carico di Paolo Pissarello, ex vicesindaco della giunta Vincenzi, e Pasquale Ottonello, a sua volta ex assessore.

Presenti in aula anche i familiari delle vittime. Una sentenza che «servirà anche per dopo, ai sindaci che ci sono adesso e a quelle persone che hanno responsabilità, che devono sapere di avere e devono saperlo per tutelare i cittadini», ha commentato Marco Costa, papà di Serena, travolta dalla piena del torrente mentre andava a prendere a scuola il fratellino.

Una sentenza che «riconosce - secondo Costa - la responsabilità concreta in carico all'ex primo cittadino», quella di non aver chiuso le scuole

il giorno dell'alluvione.

La corte ha riconosciuto inoltre ai familiari delle vittime un risarcimento complessivo da quasi 5 milioni di euro. Ma, ha concluso il papà di Serena «la vita di una figlia non si può risarcire».

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