Altri migranti annegati ma non fa più notizia Tunisi: frontiere chiuse

Decine di morti al largo della Libia, ma a Roma nessuno parla più E potrebbe andare anche peggio: la Tunisia verso un giro di vite

MilanoFantasmi mossi dalle correnti e dalle onde. Sono centinaia i corpi senza vita degli immigrati che vagano nel Mar Mediterraneo, diventato la loro tomba, a un passo dal raggiungere il loro sogno.

La questione degli sbarchi è un'infinita conta di morte. Solo ieri l'ennesima tragedia al largo di Al Khumus, cento chilometri ad est di Tripoli. La marina locale parla di almeno venti morti, ma secondo i sopravvissuti sarebbero molti di più. I clandestini salvati hanno raccontato, infatti, che a bordo dell'imbarcazione partita dall'Africa sub-sahariana e diretta verso le coste italiane, erano partiti in 150. Ma tanti, troppi, non ce l'hanno fatta. Gli uomini del colonnello Kassem Ayoub ne hanno recuperati e tratti in salvo solo ventidue. Erano stremati, ma ancora vivi, perché da ore fronteggiavano la morte aggrappati ai resti della loro barca. Attorno a loro galleggiavano venti corpi senza vita di conoscenti e amici che nel nostro paese non arriveranno mai. Nonostante le ricerche immediate, infatti, è inverosimile che il mare regali altri superstiti. Nei prossimi giorni la situazione sbarchi sulle nostre coste potrebbe aggravarsi ulteriormente, perché il ministro degli Esteri tunisino Mongi Hamdi ha dichiarato che il suo paese non è più in grado di gestire il massiccio afflusso di rifugiati dalla Libia ed è pronto a chiudere le frontiere.

L'Italia, invece, volente o nolente fa la sua parte. Ieri pomeriggio nel porto di Brindisi la nave mercantile Oil Chemical Tanker, battente bandiera delle Isole Bahamas, ha soccorso, sempre davanti alla Libia, 118 migranti somali e la Nave Espero, del dispositivo Mare Nostrum, è intervenuta su un barcone che si trovava a sud di Capo Passero, dove c'erano 150 persone. L'arrivo è stato ritardato di due ore per uno stop improvviso dovuto al malore di due profughe a bordo.

In rada a Porto Empedocle, invece, in mattinata aveva attraccato il mercantile liberiano Perge, con dentro 112 stranieri di origine subsahariana, soccorsi nel Canale di Sicilia. Le autorità sono state costrette a spostarli lì perché il centro d'accoglienza di Siculiana è saturo: ospita già 260 anime. Sbarco massiccio, di 200 immigrati, anche a Pozzallo e a Roccella Ionica, in Calabria, dove invece sono giunti in 65, di nazionalità siriana, tra cui nove donne e sei bambini, recuperati a 120 miglia dallo Jonio reggino. Erano partiti dalla Turchia il 21 luglio su una vecchia imbarcazione col motore in avaria e senza la guardia costiera non sarebbero giunti a destinazione. In serata, invece, il porto di Taranto ha accolto altri 404 profughi: 241 uomini, 62 donne e 101 minori e quattro neonati.

E mentre al Sud si fronteggia l'emergenza sbarchi, il Veneto alza gli scudi. «La salute dei nostri cittadini è una priorità assoluta di fronte a una situazione nella quale il Governo questi problemi non se li pone» da tuonato il governatore Luca Zaia, che due giorni fa aveva espresso contrarietà per l'arrivo di altri 170 immigrati.

«Attiveremo controlli igienico-sanitari sulle strutture che ospitano i migranti e verificheremo con scrupolo il loro stato di salute - ha spiegato - perché su questa vicenda l'organizzazione dello Stato continua ad essere confusionaria e borbonica. Così mi sono attivato io e come Regione ho preso in mano la situazione formalizzando un decreto con il quale vengono disposti i controlli».

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