Simone, mia amata eppoi odiata eppoi amata Simone! Finora non ho mai voluto si pubblicassero le lettere che ho scritto in risposta alle tue - e porcavacca, se me ne hai spedite! Ma adesso è il momento che tutti sappiano la gran stronza che sei e allora eccomi, mia sposa mai sposata. Per farti bella arrivi a dirmi perfino dei complimenti di Genet - macche può capirne di femmine, quello? E del tuo ex-giovane amante mi parli, e di quanto c'è rimasto male dopo che hai incontrato e biblicamente conosciuto in Chicago, Illinois, me, l' «uomo dal braccio d'oro» - non era solo all'abilità al poker che ci si riferiva. Sembravi così cambiata, allora. Per un po' hai smesso d'essere l'intellettuale con la puzzetta al naso. Volevi essere la donna di Nelson Algren. Ma chi è poi, Nelson Algren? L'oracolo dei postriboli, lo scrittore dannato di A Walk on the Wild Side - sì, lo stesso della canzone di Lou Reed -, lo stallone yankee che ti ha iniziata - a quarantanni! - alle gioie dell'orgasmo? O non piuttosto il tetro zoticone che hai ritratto nel romanzo sulla combriccola dei tuoi estenuati amici scrittori, I Mandarini ? E nemmeno voglio parlare della autobiografia di madame! Tutto hai spifferato, anche i particolari più intimi. E ti sei pure divertita a ricamarci sopra e questo proprio non ho potuto perdonartelo, Simone. Perfino sul letto di morte ho urlato: «Autobiografia? Merda! Autofiction, ecco cos'è che hai scritto!». Pensare alle parole dolci che mi dedicavi - ah, quanto hanno sofferto nel leggerle le tue discepole femministe! «Mio amato marito senza matrimonio, adoratissimo coccodrillo», «La vostra moglie ranocchietta, per sempre» - altro che madre del femminismo: ma manco la figlia liceale al primo amore le scrive 'ste minchiate.
In questa lettera proclami che per me rinunceresti a tutto, affascinanti giovani amanti inclusi (è una fissa, la tua!), e che se non lo fai è solo perché non vuoi ferire l'uomo che ti ha aiutata per anni, e che descrivi solo e afflitto quando invece è talmente borioso e pieno di sé da rifiutare il Nobel - ah, e se mi avrebbe fatto comodo quel milioncino di dollari! Non fosse per lui, saresti felice di passare giorni e notti con me fino alla morte, a Chicago, Parigi o Chichicastenango - per dire, col posto più sperduto del mondo, quanto mi saresti devota -, ma la realtà è che l'unica cosa che ti interessa, cara Notre Dame de Sartre, è la tua vita di scrittrice acclamata accanto all'uomo più famoso di Francia; anche se ci vorrà un gran stomaco, a coricarselo. Ma cosa non si fa per la gloria! Senza contare che la mezza-salma, lì, ti ha poi tolto pure quell'incombenza; ti usa per trovargli nuove giovani amanti - essì, una fissa di famiglia! Ama la carne fresca, il porco. Io no, Simone. Io t'ho voluta quarantenne e già ampiamente frollata... ma, porcavacca, che gran culo avevi, Simone: l'unica cosa di te che rimpiango!
Te lo scrive e sottoscrive Nelson,
il tuo coccodrillo adorato - e senza versare una lacrima.
Gaetano Cappelli è in libreria con "Scambi, equivoci eppiù torbidi inganni" (Marsilio)
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