«Sono due Luciani o è un Luciano solo?». In Abruzzo si ironizza sul legame tra D'Amico (nella foto) e D'Alfonso. Il primo, candidato di un'ammucchiata innaturale per le Regionali, è presentato dalla sinistra come nuovo, quasi apolitico. Il secondo, che punta alla candidatura alla «grande Pescara», ente nascente che amministrerà 200mila cittadini, si gioca il tutto per tutto nella contesa di domenica. D'Amico è stato indicato da D'Alfonso, l'altro Luciano, il più importante tra i due, che ha rinunciato alla presidenza della Regione Abruzzo, dov'era stato eletto, per il Parlamento. Era il 2016. Se il Pd è una «ditta», D'Alfonso è il capo corrente di quest'ultima in Abruzzo. Ora, per il dem proveniente dal Ppi che non è più parlamentare, c'è un'occasione del riscatto territoriale.
L'ex rettore dell'Università di Teramo, invece, era già sceso in campo come candidato a consigliere regionale allo scorso giro, per una civica di centrosinistra. Ma non era stato eletto. Quindi tanto «nuovo» non è. Nel curriculum, anche la nomina a presidente della Tua, la società regionale di trasporto pubblico. D'Amico ai tempi era anche rettore. La scelta ha suscitato qualche polemica ma la Cassazione ha respinto i ricorsi che puntavano sul doppio incarico. Oggi il candidato del campo larghissimo (partiti che in alcuni casi si vergognano di essersi alleati tra loro, Iv e grillini su tutti) promette la gratuità del trasporto. Ma il centrodestra gli fa notare quanti e quali aumenti siano arrivati durante il suo mandato. «Il vero candidato è D'Alfonso», dice al Giornale Verrecchia, capogruppo di Fdi in Regione. L'ex presidente dem elogia invece D'Amico, definendolo un «maestro di futuro». E D'Alfonso sostiene pure che la base della forza siano i «suoi 20mila laureati». I ragazzi di Azione universitaria, invece, rimarcano la diminuzione degli studenti a Teramo con la gestione D'Amico.
E ricordano all'avversario come alcune associazioni di sinistra che oggi lo sostengono lo abbiano contestato ieri sul diritto allo studio. Insomma, il centrosinistra in Abruzzo è un campo più contraddittorio che largo e più «d'alfonsiano» che nuovo.
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