Altro che protesta fascista, la rabbia di Tor Sapienza è rossa

La verità è che il malcontento proviene da sinistra. Parlano i numeri, quelli degli ultimi risultati elettorali

Altro che protesta fascista, la rabbia di Tor Sapienza è rossa

Mentre Tor Sapienza sprofonda nel degrado, nella ghettizzazione e nella rabbia anti-immigrati, Ignazio Marino e Angelino Alfano si esibiscono nel gioco del rimpallo delle responsabilità. Il che già rende poca giustizia alle richieste provenienti dai cittadini. Se poi a ciò si aggiunge una distorta interpretazione della realtà e il rifiuto di capire le radici del malcontento sfociato nei confronti dell'amministrazione capitolina, ecco che il quadro si fa ancora più scuro. Perché sarà pur vero che il primo cittadino romano ci ha messo la faccia, recandosi nel luogo della protesta e venendo subissato di fischi. E sarà pur vero che la sfilata degli anti-Marino, condita da alcuni saluti fascisti e che ha visto la partecipazione di alcuni esponenti del centrodestra, di Casa Pound e della Lega Nord, ha fornito l'assist alla sinistra e ad alcuni organi di stampa per puntare il dito contro la destra e per mettere da parte altri aspetti più rilevanti e certificati da numeri incontrovertibili. Ma la verità è che il malcontento proviene da sinistra. Parlano i numeri, appunto. Quelli degli ultimi risultati elettorali.

Se si guarda infatti il Municipio V, quello di cui fa parte Tor Sapienza, si evince che alle ultime elezioni comunali del 2013, il centrosinistra ha stravinto. Marino al primo turno ha preso il 45%, al secondo turno il 64%. Gianmarco Palmieri, candidato presidente del centrosinistra al quinto municipio, ha preso il 47% al primo turno e il 66% al secondo turno. Per quanto riguarda i partiti, al primo turno il Pd ha preso il 29%, Sel il 6,4%, Lista civica Marino il 7%. Mentre il Pdl ha preso il 16,4% e le liste alla sua destra (Fdi, Storace e Alemanno) un 12% complessivo. E Casapound ha preso lo 0,67%.

Se poi si guardano le ultime Europee, il Pd era al 41,5%, Lista Tsipras al 6,3%, Forza Italia al 13%, il partito della Meloni al 5% e la Lega Nord all'1,6%. Nella primavera di quest'anno, sempre nel Municipio V, un'altra avvisaglia del malcontento nei confronti della sinistra è stata rappresentata dai circa 1500 voti ottenuti da Mario Borghezio. Quanti romani

538em;">di periferia sarebbero stati disposti a votare lo stesso candidato (quello di Roma ladrona) una decina di anni fa? Insomma, il campanello d'allarme si era già manifestato. Ed è stato snobbato. E, considerati i dati in termini di consenso, tutto si può dire meno che la protesta dei romani sia di destra o pilotata dalla stessa.

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