Se non si trattasse di un'azienda conosciuta da tutti, la notizia dell'allontanamento di un manager non farebbe grande notizia: ma in questo caso il gruppo di chiama Amadori, leader nella produzione di pollame, e la licenziata è la nipote del fondatore, Francesca Amadori, responsabile della comunicazione.
Il licenziamento «con effetto immediato» è stato fulmineo nel mattino di martedì 11 gennaio, ma avvisaglie di screzi familiari pare s'intuissero da mesi. Il metodo dev'essere stato quello implacabile delle grandi aziende: fuori da un momento all'altro, pc e scrivanie sigillati, un cortese ma gelido accompagnamento alla porta. Gli interlocutori più e meno stretti si sono accorti subito che qualcosa era cambiato perché hanno ricevuto notifica che la mail di Francesca era stata soppressa. Ieri il suo telefonino squillava, ma senza alcuna risposta: probabile che anch'esso sia stato requisito, in genere è il primo dispositivo che viene fatto tacere.
Da parte della direzione aziendale uno scarno comunicato ha confermato la conclusione del rapporto lavorativo «per motivazioni coerenti e rispettose dei principi e delle regole aziendali», specificando che «tali regole sono valide per tutti i dipendenti senza distinzione alcuna». Nulla di più. Da parte sua Francesca ha replicato affermando di aver «sempre operato in maniera eticamente corretta e nell'interesse dell'azienda, animata dal sentimento di attaccamento che da sempre mi lega all'impresa fondata da mio nonno Francesco. Sto valutando ha aggiunto le iniziative più opportune per oppormi a un provvedimento che ritengo ingiusto e illegittimo e che non riguarda la violazione di alcuna regola aziendale, trovando al contrario fondamento in altre logiche che dovranno essere appurate nelle opportune sedi». Pur in assenza di particolari si può affermare che è scoppiata una guerra familiare.
Al nonno Francesco, che proprio domani compie 90 anni (auguri!), Francesca è molto affezionata. È quel nonno bonario che con il suo dolce accento romagnolo garantisce in tv la qualità dei suoi prodotti: «Parola di Francesco Amadori!» è uno di quei ritornelli che non si dimenticano e rappresenta un po' il simbolo di una Romagna e di una categoria di imprenditori a cui basta una stretta di mano per concludere un contratto. Qualche anno fa Francesca volle raccogliere in un libro la storia del nonno, da venditore di pollame a grande industriale del settore alimentare, creatore nel 1969 di una realtà che oggi raggiunge 1,2 miliardi di euro di fatturato.
Amadori è un gruppo che fa parte del sistema cooperativo, ma resta comunque una realtà familiare.
La cassaforte si chiama Gesco e appartiene, in quote diverse, al fondatore e ai due figli impegnati in azienda, Flavio, presidente e padre di Francesca, e Denis vicepresidente. Francesco ha lasciato le cariche operative nel 2015.
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