Ambasciatore assolto dalle accuse di pedofilia

Due attivisti di una ong avevano accusato il diplomatico di aver molestato dei bambini nelle Filippine. Nessun prova, prosciolo

Ambasciatore assolto  dalle accuse di pedofilia

Un terribile equivoco. Daniele Bosio, il diplomatico italiano arrestato nelle Filippine ad aprile dell'anno scorso, non è un pedofilo. E non ha approfittato del proprio ruolo e del proprio prestigio per mettere le mani addosso a tre poveri bambini di strada. Anzi, nell'occasione incriminata si era solo prodigato per aiutare quei ragazzini abbandonati al loro destino è questa generosità, impensabile a quella latitudini, gli è costata cara. Molto cara.Ora una sentenza di proscioglimento azzera su tutta la linea le devastanti accuse che sembravano aver distrutto la sua carriera e la sua reputazione.

Non c'era nulla di nulla, se non il pregiudizio di due attiviste di un'organizzazione non governativa filippina che avevano messo in moto la macchina della giustizia. Il verdetto chiude la partita e restituisce l'onore all'uomo, provato dalla difficilissima battaglia e da cinquanta durissimi giorni di carcere.È una storia davvero sconcertante quella di Bosio, all'epoca dei fati ambasciatore in Turkmenistan dopo essere stato il numero due della nostra missione a Tokyo. Il diplomatico è in vacanza nelle Filippine e un giorno si imbatte in quei tre ragazzini, sporchi e laceri. Lui decide di aiutarli: insegna loro a lavarsi e a fare la doccia, li porta a nuotare in piscina e poi a mangiare un hamburger.

Gesti che certo possono essere male interpretati e infatti due volontarie di un'organizzazione che assiste i minori emarginati lo denunciano. In un attimo Bosio viene ammanettato e il suo curriculum finisce nel cestino. Anzi, c'è la corsa, nell'imbarazzo generale, a scaricare quel presunto pedofilo che sembrerebbe essere stato smascherato sulla rotta del divertimento più' turpe e sfrenato.Ma che cosa ha fatto in concreto di così mostruoso l'ambasciatore?Finito il clamore e archiviati i titoloni dei giornali, comincia finalmente l'inchiesta della magistratura filippina. E piano piano la verità si capovolge: si scopre che il fantomatico orco non ha avuto rapporti sessuali con il terzetto, anzi non ha mai nemmeno sfiorato le loro parti intime.I bambini raccontano anzi di essersi divertiti e di aver ricevuto qualche consiglio paterno, insieme a vestiti nuovi, cibo e ciabatte. Pare impossibile ma non c'è altro. Nemmeno uno sguardo lascivo o una carezza voluttuosa. L'inchiesta prosegue e si capisce che le testimonianze dell'accusa sono poggiate su sensazioni generiche, senza alcun riscontro.

Il diplomatico rientra in Italia e qui lo raggiunge la notizia del proscioglimento, comunicatagli dall'avvocato Elisabetta Busuito. L'ambasciatore non ha alcuna colpa e non si è macchiato di nulla. «La mia famiglia e io afferma sollevato ma anche ferito Bosio abbiamo patito una vicenda infamante e ingiusta che stride con quanto è stato accertato e con la mia storia personale. La motivazione con la quale il giudice ha chiuso il procedimento è limpida nel riconoscere la correttezza del mio operato, a partire dalla viva testimonianza degli stessi bambini. Ora voglio ricominciare a lavorare al servizio del mio Paese».La parola passa adesso alla Farnesina.

Certo, a leggerlo bene, il verdetto sembra fare piazza pulita anche del minimo dubbio: «Le testimonianze dell'accusa scrivono i giudici filippini si contraddicono vicendevolmente e rovesciano i fatti materiali, costringendo questa Corte a ritenere che esse abbiano inteso inventare, truccare, esagerare la vicenda, nel disperato tentativo di assicurare la condanna dell'accusato».Parole che dovrebbero far riflettere, anche qui in Italia. Creare un mostro è facilissimo, ridargli l'innocenza quasi impossibile.

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