Nel linguaggio popolare francese di qualche decennio fa esisteva un'espressione: bonnet blanc, blanc bonnet cioè «berretto bianco, bianco berretto», a significare che due persone erano sostanzialmente identiche e solo apparentemente diverse. Chi sia il berretto bianco e chi il bianco berretto, tra Bonaccini e Schlein, lo decideranno le primarie ma a noi pare che le già scarsissime differenze tra i due si livellino in politica estera. E in particolare sulla Ucraina. Guardiamo al dibattito televisivo di due sere fa, nel resoconto di Stefano Zurlo su questo giornale di ieri: entrambi con l'Ucraina, sì (ma chi è, espressamente, contro?) ma entrambi convinti che le «armi non faranno finire il conflitto». Quando è vero esattamente il contrario: solo le armi a Kiev possono farlo finire, perché se non si fosse armata l'Ucraina, oggi Putin minaccerebbe Polonia e Paesi baltici. Il problema ora è fino a quando si dovranno e potranno continuare a inviare armi e quale sia l'obiettivo. Su questo entrambi i candidati principali alla segreteria del Pd non si sono espressi. Capiamo l'imbarazzo. In un certo senso, è quasi un miracolo che il Pd, erede di decenni di anti americanismo e di legame comunista con l'Urss, si sia schierato nettamente contro Putin e a favore dell'Ucraina. Anche perché pesava su quel partito un'influenza assai più recente, quella della socialdemocrazia tedesca: come scrive il Wall Street Journal di ieri, senza l'intervento americano, oggi i ministri di Berlino starebbero a brindare con Putin al Cremlino. Ora, però, dopo la parentesi di Letta, oltre a sondaggi che mostrano come pure nell'elettorato di sinistra vi sia ostilità all'Ucraina, sembra che il richiamo della foresta stia prendendo il sopravvento. Il che stona con le lezioni di atlantismo che i piddini pretendono di impartire a tutti. Ebbene allora lanciamo una provocazione.
Se il Pd è così atlantista come ritiene, e se vuole effettivamente contribuire, anche dall'opposizione, alla pace, perché non si pronuncia a favore dell'ingresso di Kiev nella Nato? Idea proposta dal direttore di questo giornale in varie occasioni, ma ventilata anche, sulla Stampa, da Nathalie Tocci e dal filosofo francese Bernard-Henri Lévy sul Figaro, oltre che dal vecchio Henry Kissinger. Voci politicamente e culturalmente molto diverse ma che si rendono conto quanto questo sia l'unico realismo possibile. Cosa ne pensano Bonaccini e Schlein?
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