D'altra parte ha un'età. È giusto che si ritiri in buon ordine e lasci il megafono ad altri. Ormai ha diciannove anni, perdere smalto è un attimo. E poi forse anche Greta si è stancata di Greta. Sono quattro-interminabili-anni che come Atlante porta il mondo sulle spalle (era il 20 agosto 2018 quando ha deciso di smettere di andare a scuola fino alle elezioni legislative di Stoccolma del 9 settembre). Un mondo che decisamente non le piace neppure, che le lascia un sapore cattivo di alluminio e cenere. Quello sciopero scolastico era infatti per convincere il governo svedese a ridurre le emissioni di anidride carbonica.
Per quattro-interminabili-anni, Greta Thunberg, ha donato la sua vita alla causa. Meglio, ha incarnato la causa, è diventata la sua sagoma in cartonato riciclato e anche il suo ripieno ecosostenibile. Oggi, quando qualcuno pensa ad abbattere le emissioni, alla riforestazione, al surriscaldamento globale o a un orso polare che prede troppo pelo, sono le trecce bionde di Greta il primo frame che gli appare negli occhi e la sua faccia disgustata dalla disapprovazione. Per quattro-interminabili-anni, il Pianeta ha tossito e agonizzato solo tra le taumaturgiche mani di Greta. E lei, allarmata, lo ha esibito, sanguinante nelle stesse mani a coppa, davanti a un folto esercito di assassini ignoranti. I potenti della terra sono rimasti lì, colpevoli e immobili, a lasciare tutti gli sforzi a una ragazzina bionda: come gli uccelli zecca sulle schiene degli ippopotami.
Per quattro-interminabili-anni, Greta ha cercato inutilmente di educare politici, professori, scienziati, climatologi, fruitori d'aria condizionata, casalinghe recalcitranti alla raccolta differenziata, irresponsabili della doccia, mangiatori di merendine chimiche... Ha disperatamente tentato di mettere qualcosa in testa a questa generazione sfiancante (la sua), chiedendo loro, tra l'altro, il sacrifico estremo di saltare la scuola tutti i venerdì per partecipare al movimento «Fridays for Future»; ha fatto diventare vegani i suoi genitori, e ce la immaginiamo bene a sbarrare l'accesso alla dispensa perché lei ha perfino un modo di chiudere il frigo per dire: sono molto delusa. Quattro-interminabili-anni: dal vertice sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite, al Forum economico mondiale di Davos, dalla commissione Ambiente del Parlamento europeo dove è intervenuta nel 2019 bacchettando gli astanti e sollecitando soluzioni «nette e rapide», all'udienza generale da Papa Francesco in piazza San Pietro a Roma, fino all'attraversata dell'Oceano Atlantico a bordo di uno yacht a vela ma munito di pannelli solari e turbine subacquee. «È ora di consegnare il megafono a coloro che hanno davvero storie da raccontare, a quelli direttamente colpiti dal cambiamento climatico», perché «il mondo ha bisogno di nuove prospettive» ha detto ieri l'attivista nel corso di un'intervista nella quale ha confessato anche di essere delusa e ormai scettica sulla reale volontà dei potenti di cambiare le cose. Aveva già annunciato che non sarebbe andata ai colloqui della COP27 che sono iniziati ieri a Sharm El-Sheik. Tanto non ci sarebbe stato comunque qualcuno in grado di mitigare il suo disappunto. Non è così che si sta al mondo, da turisti della vita. Pretendi, fatti sentire, esercita i tuoi diritti: «Effetto Greta» hanno chiamato questo modo intransigente di portarsi e denunciare. Il ritiro in buon ordine dopo quattro-interminabili-anni ci ha stupiti, pensavano di vederla invecchiare sotto le trecce e con i cartelli pieni di slogan in mano.
Come una rosa di tre giorni, un po' spampanata: ma non dal caldo, dagli ideali stinti. Invece si è ripresa la sua vita in tempo, Greta. Perché dopo quattro-interminabili-anni, ha solo diciannove anni. Chissà che d'ora in poi non le venga voglia di essere così cheap da essere anche contenta.
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