Non poteva mancare nella schiera dei "vip contro Giorgia Meloni" il cantautore preferito dalla sinistra militante: Francesco Guccini. In una coversazione a tu per tu con Diego Bianchi di Propaganda Live, Guccini si unisce al coro degli "spaventati" dei consensi sempre crescenti riscossi dalla leader di FdI, che man mano che il 25 settembre si avvicina fanno perdere alla sinistra tutte le speranze di ribaltone.
Ma, se non altro, lo fa con la vena sarcastica di chi, in fin dei conti, a 82 anni può prendere l'eventuale vittoria del centrodestra con filosofia. Pensando di essere simpatico, Guccini offre una lettura ironica della continua associazione tra la Meloni e il fascismo: "Lei dice che quando è nata il fascismo non c’era più. Però si definisce cristiana e quando è nata lei, Cristo era già morto. Ora ha voluto tenere la fiamma nel simbolo del suo partito. Ma il problema è che la gente si dimentica spesso delle cose".
Guccini, poi, non si poteva esimere dal riferimento ai capisaldi dell'antifascismo facendo eco all'appello di Pier Luigi Bersani, tra comunisti si intendono, che chiedeva alla Meloni di "riconoscere" il 25 aprile: "Dicesse che è la festa di tutti gli italiani e dicesse che la Costituzione italiana è nata dal 25 aprile. Ma come Bersani, credo che la Meloni non riuscirà mai a dire queste cose".
Poi racconta un aneddoto, dei tempi in cui la Meloni era probabilmente poco più che ventenne: "Negli anni ’90 mi arrivò una telefonata di Giorgia Meloni, io non sapevo neanche chi fosse. All’epoca lei era la segretaria dei giovani di An e voleva che io partecipassi a un loro incontro ad Atreju. Io cortesemente rifiutai". Un gesto non così onorevole, per la verità, visto che il festival che all'epoca veniva organizzato da Azione Giovani altro non era, e non è, che un momento di confronto trasversale e di incontro oltre gli steccati ideologici. Ma a Guccini, a quanto pare, il suo steccato piace troppo, e si comprende bene che non possa né voglia accettare che altre correnti di pensiero possano ricevere apprezzamento.
Infine, dopo quel "gran rifiuto", i due sono tornati a confrontarsi in tempi più recenti, quando Guccini ebbe la grande idea di far scadere il suo incredibile talento da compositore per elaborare un ritornello davvero infantile: "Nel 2020 ho fatto una goliardata: cantare 'Bella Ciao', cambiando leggermente le parole. Lei mi ha infamato per un passaggio del testo: 'C’era Salvini con Berlusconi, (…)con i fasci della Meloni che vorrebbero ritornar. Ma noi faremo la resistenza, (…)noi faremo la resistenza come fecero i partigian. O partigiano portali via, come il 25 april'. Meloni – puntualizza Guccini – pensava che io mi riferissi a piazzale Loreto, ma io non pensavo assolutamente a piazzale Loreto. Io pensavo alle feste eleganti di Berlusconi, a Salvini del Papeete e del mojito, alla Meloni e allo spezzare le reni alla Grecia. E invece lei m'ha infamato. Dopo questo episodio non ci siamo più chiariti".
In realtà, oltre al fatto che i riferimenti di Guccini, sia quelli voluti che non voluti, fossero comunque tutt'altro che brillanti, la Meloni non lo infamò affatto. Scrisse sui suoi social: "Cosa intende esattamente Francesco Guccini quando dice che con Meloni, Salvini, Berlusconi faranno la 'resistenza come hanno fatto i partigiani'? Che dovrebbero farci i processi sommari, appenderci a testa in giù, rasarci i capelli ed esporci alla pubblica gogna? Cosa intende quando dice 'oh partigiano portali via'? Dove dovrebbero portarci questi partigiani? Al confino, in galera, dove? Questa si chiama istigazione all’odio, cari compagni. Ma noi non ci faremo intimorire, mai.
Dovete batterci nelle urne, se ne siete capaci".Ora, quel momento è arrivato. Tra una settimana si scoprirà che la sinistra, di vincere il confronto dal punto di vista elettorale com'è proprio delle democrazie, ne è capace o no.
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