Anche sull'autonomia alle Regioni la maggioranza non sa andare avanti

I grillini frenano il ministro Boccia: non dia niente per scontato

Anche sull'autonomia alle Regioni la maggioranza non sa andare avanti

La legge sull'Autonomia differenziata è pronta ma la maggioranza è ancora spaccata. Stamattina è previsto un vertice col ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia e i capigruppo: «Definiremo la rotta. Io non penso ci siano fibrillazioni per i contenuti», afferma il ministro. Ma i nodi restano a partire dalla proposta di accogliere l'intesa in un emendamento alla legge di Bilancio, a cui si sono messi di traverso i renziani e il M5s: «La proposta non è condivisa con il Parlamento, il governo e Boccia si fermino», aveva avvertito il grillino Luigi Gallo.

Boccia però precisa: «Non ho mai chiesto di forzare. Sono il primo firmatario dell'attuale legge di Bilancio in vigore e non avrei mai violato le regole, se c'è una condizione e se c'è l'unanimità si porterà avanti secondo i meccanismi che decideranno tutti i gruppi parlamentari. Nella nota di aggiornamento al Def ho assunto un impegno che ci sarebbe stato un collegato alla manovra sull'autonomia differenziata ed è quello che sto facendo e lo sto facendo nei tempi previsti. Dal due gennaio si può andare in Parlamento. La legge quadro sull'autonomia differenziata che abbiamo condiviso all'unanimità con le Regioni è applicazione del modello di sussidiarietà. Ho consigliato a tutte le Regioni di avanzarne la richiesta e, per come la stiamo costruendo, porterà dei benefici tangibili agli enti locali», ha detto Boccia da Palermo. Arriva però l'avvertimento del governatore della Lombardia Attilio Fontana: «Se il governo non dovesse darci l'autonomia in tutte le materie (a partire dalla scuola, ndr) cercheremo di ottenere più spazi possibili con le nostre forze, con la vigente legislazione e Costituzione. Avremmo dovuto trovarci venerdì 6 per avere la versione definitiva del ddl e per vedere se quei due emendamenti che avevamo presentato erano stati accolti o meno, e poi avrebbe dovuto essere portata con la finanziaria. Adesso vedremo, dalle notizie che sono emerse embrerebbe che non si seguirà più questo cammino, e quindi aspettiamo che il ministro ci dica qualcosa». A preoccuparlo c'è l'evidenza che «dal precedente governo che i 5 stelle non ci sentono minimamente su questo argomento, non hanno la capacità di comprendere il significato vero di questa riforma, continuano a fare demagogia fine a se stessa e quindi temo che la risposta sarà ancora una volta dilatoria».

La bozza del ddl parla di «un quadro unitario di obiettivi e previsioni a cui lo Stato si conforma in sede di elaborazione delle intese con le Regioni interessate avendo riguardo sia alla sostenibilità giuridica della differenziazione richiesta sia alla sostenibilità economica del nuovo assetto». Prevede che a fronte di una richiesta di autonomia il ministro per gli Affari regionali sottoscriva con il presidente della Regione uno schema di intesa da trasmettere alle Camere entro 10 giorni. Nei 60 giorni successivi eventuali osservazioni sono trasmesse al governo e alla Regione. Infine sarà il cdm a dare il via libera.

«Per me bisognerebbe accelerare», ha detto anche il governatore uscente dell'Emilia Romagna e candidato Stefano Bonaccini. «Mi auguro che si riesca a trovare una cornice condivisa. Poi c'è un elemento che riguarda la maggioranza, io penso che bisognerebbe accelerare e non frenare».

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