Anziana trovata morta nella casa in fiamme: uccisa col ferro da stiro

Intorno al collo il filo della corrente, l'ipotesi della rapina finita male: è stata strangolata

Anziana trovata morta nella casa in fiamme: uccisa col ferro da stiro

Quando ieri i due vigili del fuoco salgono di corsa nel bilocale al primo piano della palazzina di via Ponte Seveso 26 - poche centinaia di metri dalla stazione Centrale, a Nord della città - mancano pochi minuti alle 15.30. La porta d'ingresso dell'appartamento è aperta e all'interno è buio pesto. Dentro l'inferno: il fumo di un principio d'incendio invade già fitto le due stanze e il cucinotto. Fernanda Cocchi, 90 anni, la vedova che abita lì da sola, è stesa prona sul pavimento del salotto, addosso ha una tuta da casa e non si muove. La fretta di quei momenti che possono rivelarsi decisivi per salvarle la vita spinge allora i pompieri a sollevare in tutta fretta il corpo dell'anziana e a portarlo fuori. «Abbiamo capito subito però che quella donna era già morta e che non era una morte naturale - spiegheranno, turbati, più tardi nel vicino commissariato di via Schiaparelli, dove la polizia li sente a verbale.- Le ferite profonde sul capo, accanto al cadavere il filo elettrico attorcigliato di un ferro da stiro sporco di sangue, le macchie rosse sul viso, raccontavano una lite, un tentativo di difesa. Deve aver lottato, poverina, almeno deve averci provato... Chissà che paura ha avuto prima di arrendersi al suo assassino».

Sì, perché è stato chiaro sin da subito che c'era la mano di qualcuno in preda al timore di essere scoperto in quell'incendio scoppiato all'improvviso nella camera da letto della vedova Cocchi, una stanza dov'era impossibile che l'armadio avesse preso fuoco da solo. E poi i resti di quel foglietto di carta sullo zerbino (tanti, troppi per trovarsi lì casualmente) che subito ha attirato l'attenzione degli investigatori della squadra mobile giunti sul posto insieme al loro dirigente, Marco Calì, e al magistrato di turno, Rossella Incardona. «Probabilmente quel che rimane di un pezzo di carta posizionato preventivamente sullo spioncino, per impedire che la donna potesse controllare chi era alla porta» spiegherà più tardi Calì. Resti dell'incendio a parte (un cumulo di masserizie è stato buttato fuori in strada dai vigili del fuoco) la casa della pensionata era in ordine e la porta, che non era blindata, si poteva aprire agevolmente dall'esterno. La persona che l'ha sicuramente prima pedinata, quindi ha atteso che arrivasse a casa e dopo un po' l'ha raggiunta nel bilocale e uccisa, forse si è fatta prendere dall'agitazione e - dopo aver cercato invano della refurtiva in camera da letto - ha pensato di strapazzare la 90enne per ottenere qualcosa da lei, quindi ha finito per ucciderla. A quel punto, seppure in maniera maldestra e per molti versi inutile, ha tentato di cancellare ogni traccia che potesse ricondurre a lui, dando fuoco all'appartamento prima di fuggire. La polizia cerca infatti un pregiudicato e la Scientifica ieri sul posto ha fatto un gran lavoro anche nella parti comuni del condominio, costringendo così fino a tarda sera i residenti dello stabile su cinque piani a non rientrare a casa. Il resto lo faranno i filmati delle telecamere.

Nonostante i 90 anni suonati e il fatto che fosse quasi cieca e quindi molto cauta nel dare confidenza agli estranei Fernanda Cocchi era una presenza nota nella zona. C'era chi la conosceva solo di vista perché la notava passare ogni giorno, mentre andava a fare la spesa con il suo trolley al seguito, nel supermercato sotto casa.

Chi invece aveva scambiato più di una parola con l'anziana che da sempre abitava nel quartiere, rigorosamente in affitto. «Viveva in questo appartamento da almeno sei anni, lo aveva trovato grazie a una agenzia immobiliare» racconta un barbiere che ha il negozio sulla strada, il primo a lanciare l'allarme dopo aver visto il fumo.

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