Anziano morto nel parcheggio dell'ospedale. Letti pieni, la moglie urlava "fateci entrare"

Respinto da una clinica privata, il 70enne aveva una crisi respiratoria ma non il Covid. Pochi giorni fa una donna morta in ambulanza nello stesso posto

Anziano morto nel parcheggio dell'ospedale. Letti pieni, la moglie urlava "fateci entrare"

Non si muore solo di Covid. La seconda ondata ci trova impreparati e con gli ospedali intasati a causa della diffusione del virus, la mancanza di cure può diventare la causa vera della morte.

È il sospetto che grava sui decessi di due anziani ad Avezzano, grande centro nella Marsica abruzzese. Il caso di Enzo Di Felice appare come un film dell'orrore, una tragedia consumata davanti a testimoni impotenti e all'occhio di una telecamera che ha ripreso la scena. Il settantenne colpito da una crisi respiratoria ha cercato aiuto e non l'ha trovato e infine è morto in mezzo a un parcheggio. Quando si sente male, la moglie e la sorella si mettono al volante della loro piccola auto e partono dalla casa del settantenne in preda al malore in direzione della più vicina casa di cura, una clinica privata, che però ha rifiuta il ricovero, per motivi ancora non chiariti.

Scatta una corsa disperata da Luco dei Marsi verso Avezzano, la sorella alla guida e la moglie seduta a fianco al suo Enzo. Dieci chilometri lanciati sulla vecchia Fiat 500 rossa in direzione dell'ospedale della centro più grande della Marsica, dieci chilometri con il cuore in gola e l'ansia che monta perché Di Felice fatica a respirare ed è agitato.

All'arrivo all'ospedale c'è il muro della tenda del triage, la struttura che accoglie i pazienti in arrivo per stabilire se possono essere affetti da coronavirus e, in caso, far scattare le opportune precauzioni. Ma l'anziano di Luco dei Marsi non è affetto dalla malattia che toglie il respiro a mezzo mondo. La crisi ha altre cause che ancora non sono state determinate. Sta di fatto che l'ospedale non ha posto: bisogna aspettare che si liberi un letto.

È quasi mezzogiorno ormai e, secondo le testimonianze raccolte dai quotidiani locali, la scena è terribile: una telecamera del parcheggio dell'ospedale riprende Enzo in piedi, appoggiato all'automobile. Le due donne sono disperate, gridano «fateci entrare», ma niente da fare: dopo poco Di Felice si spegne in quello stesso parcheggio.

Non è ancora noto quanto sia durata l'attesa, né se Di Felice poteva essere salvato. La Asl di zona ha fornito una propria versione secondo cui i medici dell'ospedale hanno soccorso la sfortunata vittima dopo circa quindici minuti ma fosse già troppo tardi per qualunque intervento. I parenti si sono rivolti a un avvocato e hanno presentato un esposto, mentre la procura di Avezzano ha già aperto un'inchiesta per determinare cause ed eventuali responsabilità.

Anche perché nella cittadina abruzzese c'è un precedente di pochi giorni fa: Maria Giuseppa Palma, 80 anni, ammalata di Covid-19 ha trovato la morte a bordo di un'ambulanza bloccata nello stesso parcheggio dell'ospedale di Avezzano. Anche stavolta i letti sarebbero stati tutti pieni. Per capire quanta pressione ci sia sulle strutture sanitarie basti dire che Maria Giuseppe Palma proveniva da una residenza sanitaria, la Rsa «Don Orione» di Avezzano, dove il virus è diventato un incubo: sono oltre cento le persone contagiate nella struttura e anche se non tutte presentano sintomi la situazione sta impegnando duramente i medici della zona.

Casi estremi, non isolati. A Roma ambulanze in fila per entrare nei pronto soccorso.

Il direttore del Dea dell'ospedale «Fazzi» di Lecce sciorina i numeri: ogni giorno sono 27 i pazienti che devono mettersi in lista d'attesa per un letto. Gli allarmi da ospedali saturi arrivano da mezza Italia, come il policlinico di Bari e il Cotugno di Napoli. Le stesse regioni i cui vertici irridevano la sanità lombarda.

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