La sacca si sta chiudendo e minaccia d'inghiottire non solo Severodonetsk, ma anche la vicina e prospiciente cittadina di Lysychansk. E con essa le ultime unità di artiglieria ucraine arroccate sulla sua collina. Contrariamente a quanto auspicato dell'intelligence inglese neppure il fiume Severskij Donetsk che separa le due città e attraversa in direzione Nord Ovest - Sud Est le linee dell'avanzata russa sembra in grado di garantire la sopravvivenza delle posizioni di Kiev disseminate sulla cresta di Lysychansk. Per capirlo basta una mappa del fronte. Le truppe di Mosca, appoggiate dalle milizie di Lugansk e dalle unita cecene, scese da Nord e da Nord Est hanno praticamente completato la conquista di Severodonetsk. «I russi controllano la maggior parte della città e la zona industriale è pesantemente bombardata da artiglieria nemica di grosso calibro» ammetteva ieri Sergei Gaidai governatore di quanto resta dei territori ucraini del Lugansk. Secondo lo stesso governatore nella notte tra domenica e lunedì l'aviazione russa ha bombardato e distrutto due dei ponti sul fiume Severskij Donetsk che garantivano proprio il collegamento tra Severodonetsk e Lysyshansk. Un chiaro segnale di come i generali russi non puntino a entrare nella città passando da Severodonetsk. Scegliere quella strada significherebbe costringere le proprie truppe ad attraversare il fiume sotto il fuoco delle artiglierie situate sulla collina di Lysyshansk per poi avanzare in salita sotto una pioggia di granate. In pratica un suicidio tattico.
Anche per questo i generali del Cremlino non sembrano avere nessuna fretta di completare la presa di Severodonetsk chiudendo il cerchio intorno a quell'impianto chimico di Azot, nella zona industriale della città, dove sono intrappolati almeno 500 civili e un numero imprecisato di militari ucraini. La vera avanzata su Lysychank muove da Sud e si snoda lungo l'asse che partendo da Popashna risale verso Toshkivka a Nord Est e punta su Vovchoiarivka a Nord Ovest. Lungo quell'asse non ci sono fiumi da attraversare e il movimento di truppe, appoggiato dal tiro delle artiglierie semoventi, punta a bloccare definitivamente i rifornimenti sull'asse stradale che porta a Bakhmut circondando il lato meridionale di Lysychansk. Una volta completato quell'accerchiamento russi e alleati dovranno soltanto attendere la fine delle munizioni e la resa delle unità di artiglieria ucraina appostate sulla collina di Lysychansk.
Ovviamente la guerra non è mai una scienza esatta ed è sempre sbagliato dare per scontato la vittoria di una delle due parti. Nelle ultime ore però Kiev sembra aver rinunciato all'ottimismo che qualche giorno fa spingeva i suoi vertici politici e militari a scommettere su una controffensiva capace di garantire la riconquista di Severodonetsk. «Il nemico ha condotto un assalto e ha respinto le nostre unità dal centro di Severodonetsk... i russi stanno concentrando gli sforzi per condurre un'offensiva e circondare le nostre truppe nei distretti di Severodonetsk e Lysychansk bloccando le rotte logistiche da Bakhmut» constatava ieri lo stato maggiore ucraino.
Affermazioni confermate dal presidente Volodymyr Zelensky che in un video diffuso domenica note definisce «grave» la situazione a Severodonetsk Diametralmente opposte le dichiarazioni dei leader filo-russi del Donbass. «Le unità militari ucraine - commentava ieri Eduard Basurin numero due delle milizie popolari del Donetsk - hanno ormai due sole possibilità seguire l'esempio dei loro colleghi e arrendersi oppure morire».
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