Arrivano 300 miliardi per l'energia europea. Ma i fondi sono un terzo

Si utilizza il Recovery, focus su rinnovabili e idrogeno. Fotovoltaico sugli edifici pubblici

Arrivano 300 miliardi per l'energia europea. Ma i fondi sono un terzo

Il RepowerUe prende forma, ma le risorse destinate al suo finanziamento sarebbero un terzo del pacchetto da 300 miliardi annunciato. Il piano energetico con cui l'Europa punta ad affrancarsi dalla Russia entro il 2030 ruota intorno a infrastrutture, risparmio, rinnovabili, efficienza e idrogeno. Ma anche carbone e nucleare. Il price cap al gas (tetto) ci sarà solo in caso di interruzione delle forniture da Mosca.

Ma tutto questo come sarà finanziato? Secondo fonti europee, la principale fonte di finanziamento del RepowerUe saranno i loan (prestiti) del Rrf (Recovery and Resilience Facility nell'ambito del piano Next Generation Eu) ad oggi inutilizzati: 225 miliardi. A queste risorse, secondo indiscrezioni, potranno accedere anche i Paesi che le hanno già usate - quindi Italia e Grecia per esempio - ma solo in una seconda fase, subordinata alle richieste dei Paesi che non ne hanno usufruito e che dovranno farne domanda entro un mese. «Le risorse che dovrebbero rimanere a disposizione spiega la fonte potrebbero aggirarsi intorno a 100 miliardi». I giochi si compiranno a luglio, quando gli Stati dovranno presentare un piano aggiornato con i progetti per il RepowerUe.

Il piano è articolato sui seguenti quattro punti: risparmio energetico; diversificazione e partenariati internazionali; accelerazione sulle rinnovabili; investimenti intelligenti. Il REpowerEU si basa sulle analisi della Commissione sul mutamento del sistema energetico europeo causato dall'aumento dei prezzi del gas. Crescerà il ricorso al carbone e al nucleare rispetto allo scenario di fine decennio prospettato dal pacchetto del luglio 2021, il primo genererà 105 TWh in più, il secondo accrescerà la produzione di 45 TWh. Conseguentemente, al 2030 l'import di gas scenderà di 97 milioni di tep (tonnellata equivalente di petrolio) e quello di carbone e petrolio salirà di 13 e 6 milioni di tep.

Un aumento del target al 2030, dal 40 al 45%, è previsto per le rinnovabili, che passeranno dall'attuale 33 al 67% della capacità elettrica installata Ue a fine decennio e saranno stimolate attraverso numerose iniziative: la strategia solare prevede un raddoppio della capacità a 320 GW al 2025 e un'ulteriore crescita a 600 GW al 2030, anche grazie a una «European Solar Rooftop Initiative» che includerà l'obbligo di realizzare impianti sui tetti di tutti i nuovi edifici pubblici, commerciali e residenziali. Sempre per il solare sarà lanciata una partnership per le competenze nello sviluppo di grandi impianti e una «EU Solar Industry Alliance» per sostenere la produzione di pannelli «made in Europe.

Sempre per le rinnovabili vengono proposti il raddoppio del tasso di crescita delle pompe di calore e misure per integrare l'energia solare termica e geotermica nelle reti di teleriscaldamento.

Alla voce idrogeno e biometano, sarà di 50 miliardi la spesa necessaria a diversificare le forniture di gas russo, ricorrendo al Gnl (senza considerare i 10 miliardi per i terminali), ed è stato fissato un obiettivo al 2030 di 10 milioni tonnellate di idrogeno verde da produzione Ue, più altrettanto di importazione e di 35 miliardi metri cubi per i gas rinnovabili. Per il biometano è contemplato il lancio di una partnership industriale europea.

Intanto, mentre si avvicina la scadenza del 20 maggio, che riguarda il pagamento del gas russo e un possibile stop alle forniture per alcuni Paesi, ieri per il secondo giorno consecutivo il prezzo spot del gas è salito ad Amsterdam (+0,39%) a 94,5 euro al MWh. In caso di interruzione totale di fornitura del gas russo, l'Ue ha pronto un piano di emergenza che prevede razionamenti, solidarietà tra gli Stati e un tetto al prezzo del gas.

In particolare l'Ue lavora alla «riduzione della domanda con misure preventive» e «in uno spirito di solidarietà, gli Stati membri meno colpiti potrebbero ridurre la loro domanda di gas a vantaggio degli Stati membri più colpiti».

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