New York. Il governo americano ha costantemente sottovalutato il tempo necessario per ricostruire l'Afghanistan, con una «comprensione mediocre» della situazione nel Paese. È questo il riassunto che emerge dall'ultimo rapporto dello Special Inspector General for Afghanistan Reconstruction (SIGAR), in cui si elencano gli errori commessi dagli Usa negli ultimi vent'anni. «Se l'obiettivo era quello di ricostruire e lasciare alle spalle un Paese in grado di sostenersi e rappresentare una minaccia di poco conto per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, il quadro generale è desolante», ha scritto John Sopko nel dossier intitolato «Cosa dobbiamo imparare: lezioni da vent'anni di ricostruzione dell'Afghanistan». Tra le altre lezioni, il rapporto rileva che Washington «ha costantemente sottovalutato la quantità di tempo necessaria per ricostruire il Paese e ha creato scadenze e aspettative irrealistiche», sottolineando che tra i 145 miliardi di dollari spesi si annoverano frodi, sprechi e abusi. Oltre 80 miliardi sono stati investiti per addestrare, equipaggiare e pagare gli stipendi delle truppe afghane e dai rapporti di Sopko emerge che gran parte di quel denaro per munizioni, uniformi e cibo è stato sottratto da comandanti corrotti e leader governativi, lasciando i soldati a se stessi. Gli Usa, insomma, hanno «molte lezioni da imparare» per il futuro: ad esempio, non hanno compreso il contesto afghano, anche a livello sociale, culturale e politico. «C'è stata un po' di arroganza nel pensare che fosse facile trasformarlo che so, nell'Iowa», spiega Sopko, precisando che «mancava il personale e le competenze per ricostruire davvero il Paese». E a suo parere, se i fondi americani hanno migliorato la vita di milioni di afghani con misure che hanno portato all'aumento dell'aspettativa di vita e dei tassi di alfabetizzazione, d'altra parte i guadagni non sono stati né commisurati all'investimento né sostenibili dopo il ritiro delle truppe statunitensi. Nel frattempo, il presidente Joe Biden in un'intervista con la Abc torna a difendersi dalle critiche, spiegando che «non c'era modo di ritirarsi senza che si creasse il caos». E afferma che le truppe statunitensi potrebbero rimanere in Afghanistan oltre il termine del 31 agosto in modo da evacuare tutti gli americani. Ma poi aggiunge: «I talebani decidano se vogliono il riconoscimento del mondo. Non sono però sicuro che lo vogliano, sembrano più fedeli a loro idee». Il capo del Pentagono Lloyd Austin ammette di «non avere le capacità» di scortare tutti i cittadini Usa che si trovano a Kabul (e altrove) fino all'aeroporto, perché non può garantirne la sicurezza oltre il perimetro dello scalo.
Un dirigente del Pentagono ha riferito che dall'inizio delle operazioni il 14 agosto gli Stati Uniti hanno evacuato 7mila persone, 2mila nelle ultime ventiquattr'ore, mentre i vertici della Difesa avevano promesso di poter far partire da 5mila a 9mila persone al giorno.
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