Un fulmine a ciel sereno, o anche no. Sul processo per stupro di gruppo a carico di Ciro Grillo, figlio del fondatore del M5s Beppe, e di tre suoi amici, si addensano nubi che mettono a rischio il procedimento. La questione è il trasferimento di un giudice a latere del tribunale di Tempio Pausania, sede del processo a Grillo jr e ai suoi amici. Il giudice, Nicola Bonante, è infatti stato trasferito a Bari, e nel caso in cui lasciasse il processo, non chiedendo o non ottenendo l'applicazione al dibattimento fino al termine dello stesso, il rischio di dover rifare tutto dopo quasi un anno e mezzo di udienze è concreto. Cade dalle nuvole anche Giulia Bongiorno, avvocato della ragazza italo-norvegese che sarebbe stata stuprata l'estate di 4 anni fa, quando aveva appena 19 anni, dal gruppo di amici nella casa di Grillo in Costa Smeralda.
«Non ne sapevamo nulla», spiega l'avvocato e senatrice leghista parlando all'Adnkronos, Non ci hanno ancora notificato nulla». Ma per quanto la notizia possa avere pesanti riflessi sul processo, non si tratta in effetti di un fulmine a ciel sereno. Bonante, uno dei tre giudici del collegio presieduto da Marco Contu, è stato infatti trasferito dal plenum del Csm ben tre mesi fa, nella seduta del 5 aprile 2023, ed è stato assegnato alla sezione Gip/Gup del tribunale di Bari lo scorso 5 giugno, comunicando informalmente al palazzo di giustizia pugliese come data del suo trasferimento proprio il 10 luglio. Ossia lunedì prossimo, data nella quale è prevista a Tempio Pausania la nuova udienza del processo. Che, a questo punto, potrebbe saltare causa trasferimento del giudice, in attesa di conoscere le decisioni di Csm e ministero di via Arenula quanto alla richiesta di applicazione al dibattimento da parte di Bonante. Va ricordato, peraltro, che due anni fa, quando era ancora in corso l'udienza preliminare, il pm Laura Bassani era stata trasferita a Sassari, lasciando a rappresentare la procura direttamente il procuratore, Gregorio Capasso, che nell'occasione lanciò l'allarme sulle carenze di organico del suo ufficio. Un problema che a Tempio Pausania sembra ora condiviso anche dalla funzione giudicante.
Proprio Capasso non è convinto affatto dalla strategia difensiva scelta fino a oggi da Grillo junior e dai suoi amici Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria, che respingono l'accusa di violenza sessuale di gruppo sostenendo che i rapporti di quella notte, il 16 luglio del 2019, fossero stati consenzienti. Per l'accusa, invece, di consenziente non ci fu nulla, e i quattro avrebbero costretto la ragazza italo-norvegese, conosciuta a una festa al Billionaire quella stessa sera, ad avere rapporti sessuali di gruppo anche approfittando «delle sue condizioni di inferiorità psicologica e fisica». Tra le prove raccolte dalla procura, oltre al racconto della ragazza, anche foto e immagini, scattate dalla presunta vittima (un suo selfie ha permesso di identificare il residence dove sarebbe avvenuta la violenza) e dall'amica che l'aveva accompagnata oltre che dai ragazzi ora accusati di stupro.
Proprio lunedì era in calendario il dibattito sui tanti dati tra foto, video, chat e tabulati che il consulente informatico della procura aveva estratto da sette
smartphone dei protagonisti di quella notte e dalle successive interazioni sui social. Materiale che prova la violenza, secondo la procura, e che invece scagionerebbe i ragazzi stando ai difensori di Grillo e dei suoi amici.
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