Noam Benjamin
Nuovo capitolo nella saga senza fine delle elezioni presidenziali in Austria: lunedì il ministro degli Interni di Vienna, Wolfgang Sobotka, ha annunciato il rinvio al 4 dicembre del turno di ballottaggio per la scelta del capo dello Stato.
Il voto era imminente: gli austriaci si preparavano ad eleggere il nuovo presidente il prossimo 2 ottobre, mettendo la parola fine a una vicenda elettorale iniziata lo scorso 24 aprile; in quella data l'economista verde Alexander van der Bellen e il presidente della Camera Norbert Hofer, targato Fpö, si erano imposti su tutti gli altri candidati, segnalando che la piccola Repubblica alpina era pronta a mandare in pensione il partito socialdemocratico e quello popolare, uniti da decenni in un lungo abbraccio consociativo. Significativa, in particolare, l'affermazione del candidato dell'ultradestra che da solo aveva raccolto il 35% dei consensi.
I guai sono iniziati il 22 maggio, quando al turno di spareggio Van der Bellen vinceva su Hofer con il 50,3%, un margine pari a soli 31 mila voti. Sentita puzza di brogli, il Partito della Libertà austriaco ha presentato ricorso alla Corte costituzionale e questa, riconosciute numerose irregolarità nello spoglio delle schede, ha annullato il ballottaggio fissandone la ripetizione per il 2 ottobre. Fra i rilievi sollevati dalla formazione che fu di Georg Haider c'era soprattutto l'errata gestione da parte degli scrutatori dei voti giunti per corrispondenza. Non si tratta di quelli espressi dagli austriaci all'estero: al voto postale ricorrono normalmente centinaia di migliaia di cittadini che per un motivo o un altro non possono recarsi al seggio il giorno delle elezioni. Oggi è di nuovo il voto per corrispondenza a metterci lo zampino. Allertato da alcuni zelanti elettori armati di francobollo, il ministero degli Interni di Vienna si è reso conto che le buste preparate per spedire i voti non si chiudono come dovrebbero: la colla fa cilecca e le buste aperte sono a rischio manomissione. «Chiederemo al Parlamento di approvare un rinvio delle elezioni», ha annunciato Sobotka. Mentre il suo ministero si occupa della ristampa delle buste, il paese continua a restare senza capo dello Stato: la carica è vacante dall'8 luglio, da quando cioè è uscito di scena l'ormai ex presidente socialdemocratico Heinz Fischer, non rimpiazzato da un Van der Bellen impallinato dal ricorso presentato dall'Fpö.
Arrivata quasi in dirittura d'arrivo, la campagna elettorale riprende ora alla grande. Davanti alle proteste degli elettori postali i due candidati hanno fatto buon viso a cattiva sorte, ma di certo il rinvio brucia: soprattutto al candidato progressista che aveva fatto stampare «il 2 ottobre vota Van der Bellen» sui propri manifesti elettorali.
La congiuntura politica internazionale e i recenti attacchi terroristici di matrice islamica in Germania sembrano favorire Hofer: l'uomo dell'ultradestra ha impostato la sua campagna su più sicurezza e meno immigrazione, mentre il tema della chiusura delle frontiere austriache resta di stringente attualità.
Neppure l'allungamento della gara elettorale sembra nuocergli: Hofer studia infatti da presidente.La Costituzione austriaca prevede che in caso di impedimento o assenza del capo dello Stato, le sue funzioni siano espletate collegialmente dai tre presidenti della Camera bassa: e Hofer è uno di loro.
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