Nel modo in cui si porta, c'è tutta lei. Che oscilla tra il rigore da generale prussiano di una scarpa «derby», e la femminilità «ninnoleggiante» e tradizionalissima di un braccialetto in brillanti modello tennis, che per certe donne è un approdo sulla riva di quelle che ce l'hanno fatta. Per certe donne... Non certo per lei che due giorni fa è entrata nella storia, sai cosa gliene frega di sentirsi arrivata grazie a un gingillo, a Giorgia Meloni? Eppure immaginiamo che, negli ultimi giorni, le scelte estetiche abbiano egemonizzato parte delle sue preziose energie. Un po' perché la circostanza, e l'attenzione nei confronti della circostanza da parte delle tv e dei giornali di tutto il mondo, avrebbero impensierito per un attimo persino Daniela Santanché e la sua mirabolante cabina armadio; un po' perché, immaginiamo che, le frivolezze che fanno di norma squittire estasiate le altre donne, siano in realtà, per il neo premier Giorgia Meloni, una seccatura. Magari non abbiamo capito nulla (il che è drammaticamente probabile) ma non riusciamo a credere che Giorgia esca di casa divertita all'idea di andarsi a comprare un paio di scarpe o di cercare una borsa proprio di quella forma, esattamente di quel colore. Chissà perché, ce la vediamo più grugnire all'idea di dover svolgere l'incombenza. Fatto sta che per il giuramento si dev'essere impegnata parecchio e ha intelligentemente risolto come risolvono tutti quelli che non hanno voglia di occuparsi delle stile: scegliendo il nero (o blu scurissimo che fosse). E declinandolo sul tailleur pantalone più anonimo di sempre. Può sembrare una non scelta, un'opzione vigliacca, ma non è vero: così, la si sfanga sempre. Angela Merkel aveva tutta una sua teoria sui tailleur e sul fatto di passare inosservati esteticamente ma impressi sostanzialmente. Della serie «sottovalutatemi pure, sarà divertente...». Quindi tailleur pantalone per il giuramento con Sergio Mattarella e tailleur pantalone (ma con camicia di seta bianca) per il passaggio di consegne con Mario Draghi. Solo che il giorno di Mattarella (cioè sabato), al momento della firma, sul polso e sull'anulare di Giorgia hanno fatto capolino bagliori sinistri: brillanti al braccio e alla mano (peraltro smaltata e curatissima). In un'esplosione di luce e vezzo che stridevano col rigore di tutto il resto. Molto più coerente, invece, il braccialettino tricolore di Cruciani sfoggiato sul polso sinistro. Più adatto a una mano normalmente attentata dagli sgarbi dal fare. Ma anche qui: brillanti e fili di cotone. Le due anime di Giorgia. Il giorno di Draghi, poi, (cioè ieri), il «dualismo» della signora di Palazzo Chigi si è espresso attraverso le scarpe. Un paio modello «derby» e quindi basse, comode, maschili, indossate per la durata del picchetto d'onore sui sanpietrini del cortile. Poco dopo, accanto al premier uscente, con in mano la campanella per la consueta cerimonia, Giorgia è magicamente ricomparsa in un paio di decollettè col tacco. Dove sia riuscita a fare il cambio, al riparo dalle telecamere e dagli obiettivi, è il mistero fitto di questa due giorni di furore. Che abbia ormai talmente tanta confidenza con Draghi da aver provveduto alla sostituzione durante il loro colloquio a porte chiuse?! Che l'ex presidente della Bce abbia preso in simpatia Giorgia è indubbio com'è altrettanto indubbio che a Giorgia, un mentore come Draghi, piaccia moltissimo. Comunque, derby e decolletè: «la» Giorgia e «la» Meloni. Due e inscindibili.
Come per le macchine, venerdì era arrivata al Quirinale sulla sua Cinquecento bianca, se n'era andata a bordo dell'Audi messa a disposizione dal Governo, e lei aveva garbatamente commentato: «Meglio un'italiana». Ieri, ad attenderla e a mitigare il suo disappunto, c'era un'Alfa Romeo «Giulia». La berlina di Stato e la Fiat personale. Di nuovo due donne in un corpo solo.
Le due anime di Giorgia che convivono e si vestono in contemporanea o in perfetta alternanza. Che arrivano al giuramento al Quirinale e al funerale al Testaccio, che si intrattengono con Draghi e Mattarella e si immergono nei bagni di folla alle feste con la salamella. La Garbatella e Palazzo Chigi, i tacchi e il carrarmato, i diamanti e i braccialetti di cotone.
Tutto nello stesso fortunatissimo contenitore di un metro e sessantatre centimetri, tutto dosato alla perfezione perché non ci sia mai una parte che vince e l'altra che soccombe. Giorgia è una squadra, da sola. In un prolifero caos che non è mai imprecisione.
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