Avanti a neuroni spenti

Avanti a neuroni spenti

Psichiatri e filosofi lo scrivono da tempo: la morte non consiste nell'ultimo respiro ma nella perdita dei significati. E ogni giorno noi tutti - basta ingollarsi due o tre telegiornali di fila - stiamo morendo per disconnessione dai significati della vita politica, se così si può ancora chiamare. Il Parlamento non parla ma riceve ordini fra una crisi di nervi e l'altra. Vado alla Camera e incontro vecchi commessi che si sentono custodi non solo del Palazzo ma anche della sua dignità, con gli occhi di fuori: «Questi qui vengono in Parlamento con gli zainetti e la merenda, si stravaccano nei corridoi con deputate che indossano minigonne inguinali».

Non fanno nomi e non ce n'è bisogno. Il dibattito politico, per usare una espressione archeologica, è demenziale: tutto ciò che sbrodola dalla sua pentola è privo di senso, o contrario al senso comune perché questo è quanto il pentastellume pretende di far passare come politica. Questo smarrimento del significato spegne i neuroni degli italiani, anche di quelli che se la sono voluta e che ora annaspano. Berlusconi ieri si augurava che questo governo possa sparire all'istante, senza perdere un minuto. Ma invece seguiteranno imperterriti a suonare l'orchestrina mentre coleremo a picco.

La perdita di significato viene curata con una terapia che si chiama Meaningfulness, la riconquista dei significati perduti. Alle europee mancano tre mesi: saranno per quel giorno in grado i nostri eroi, gli italiani, di tornare a distinguere fra demenza e ragione?

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