Le aziende: basta terrorismo In ballo ci sono 180 miliardi

Il settore rischia il contraccolpo e subito il Codacons vuole sospendere le vendite I produttori: in Italia consumi sani. Ma l'ortofrutta registra uno storico sorpasso

Le aziende: basta terrorismo In ballo ci sono 180 miliardi

L'allarme dell'Oms sul consumo di carni rosse mette allevatori e operatori del settore sulla graticola.

Anche se è ancora presto per valutare l'impatto che la diffusione della notizia avrà sui consumatori, si temono pesanti ripercussioni economiche. I produttori dicono no ad allarmismi ingiustificati, la Coldiretti parla di «terrorismo alimentare» in un momento, poi, dove il trend del consumo di carne, soprattutto bovina, aveva già subito un forte calo dovuto alle preoccupazioni per la salute e agli effetti della crisi economica. Proprio quest'anno, per la prima volta, la carne è diventata la seconda voce del budget alimentare delle famiglie, che dal macellaio non spendono più di 97 euro al mese, lasciando che siano gli acquisti per l'ortofrutta a prevalere. La spesa per le verdure, dunque, già superava quella per la carne, ora l'inserimento di quest'ultima tra le sostanze che possono causare il cancro potrebbe dare un'ulteriore spallata al comparto. Il pericolo, in caso di psicosi collettiva, è quello di un crollo improvviso nei consumi, che metterebbe a rischio molti posti di lavoro in una filiera che conta oltre 80mila dipendenti impiegati nell'allevamento e nella macellazione bovina e 44mila in quello delle carni suine. Del resto è già accaduto in passato, con il morbo della mucca pazza, che nel 2001 portò a perdite stimate intorno ai 2 miliardi.

Ricordando che la carne italiana è un alimento sicuro e prezioso, più magra e non trattata con ormoni, la Coldiretti chiede di evitare allarmismi e osserva che il rapporto Oms è stato eseguito su scala globale su abitudini alimentari molto diverse dalle nostre, come per esempio quelle degli americani, che con 125 chili annui a persona consumano il 60 per cento di carne in più degli italiani, che si fermano a 78 chili a testa. Senza parlare poi del fatto che hot dog, bacon e affumicati non fanno parte della nostra tradizione culinaria.

Gettano acqua sul fuoco anche l'Assocarni e l'Assica (associazione industriali delle carni e dei salumi), ricordando che gli italiani mangiano in media due volte la settimana 100 grammi di carne rossa e solo 25 grammi al giorno di quella trasformata. Meno della metà, quindi, dei quantitativi indicati come potenzialmente dannosi per la salute. Conclusione: «I consumatori italiani non dovrebbero modificare le loro sane abitudini a causa delle anticipazioni dello studio Iarc». «L'ingiustificato allarmismo rischia di colpire un settore chiave dell'agroalimentare che vale 180 miliardi di euro l'anno, dando lavoro a circa 125mila persone», sostiene l'Assica. In Francia protesta addirittura il governo, con il ministro dell'Agricoltura Stephane Le Foll che invita a non farsi prendere dal panico e a continuare a consumare la carne in modo ragionevole.

Durissimo, invece, il Codacons, che ha deciso di presentare un'istanza urgente al ministro della Salute Beatrice Lorenzin e un esposto al pm di Torino Raffaele Guariniello per valutare se sospendere le vendite di carne rossa.

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