Gli azzurri indispensabili per l'alleanza

Recentissima è stata la visita italiana del Presidente del Partito Popolare europeo, Manfred Weber, ad appoggiare ovviamente Forza Italia, ma anche a "benedire" Giorgia Meloni, il che non era cosa del tutto scontata

Gli azzurri indispensabili per l'alleanza

Recentissima è stata la visita italiana del Presidente del Partito Popolare europeo, Manfred Weber, ad appoggiare ovviamente Forza Italia, ma anche a «benedire» Giorgia Meloni, il che non era cosa del tutto scontata. Pensate se, invece del leader democristiano tedesco, fosse calata Marine Le Pen a sostenere Salvini oppure il leader di Vox, Santiago Abascal, ad innalzare Meloni. Non vorremmo fornire suggerimenti, perché sarebbe stato un disastro, non solo per i due leader rispettivi, ma per tutta la coalizione: essendo quella data per vincente, un danno per tutta l'Italia. Non perché Le Pen e Abascal siano dotati di zanne e corna: ma perché rappresentano due posizioni considerate tossiche a Bruxelles, nonostante Vox non sia mai stata veramente anti europeista e Le Pen oggi parli come Jacques Chirac. Questo è solo un esempio di come la politica sia essenzialmente rapporti di forza; in questi, rientrano anche i numeri, cioè i voti, che però sono condizione necessaria ma non sufficiente per governare. Almeno oggi, dove ogni esecutivo deve muoversi in sincrono con quelli della Ue, e non esistono più elezioni veramente nazionali. Insomma, Forza Italia è indispensabile, al di là dei numeri, proprio perché unica forza europeista della coalizione. Mentre l'europeismo di Salvini e di Meloni è più il frutto della presa d'atto di una necessità, Forza Italia è europeista per convinzione fin dalla sua fondazione. Nel 1998 poi, la formazione di Berlusconi fu ammessa, per volere e su spinta d Helmut Kohl, nel Partito popolare europeo. Ciò favorì la solidità dei governi successivi del centro destra. Se già allora, ed eravamo ben lontani dalla Europa integrata di oggi, era difficile che un esecutivo potesse durare, se non ancorato a uno dei grandi gruppi europei, oggi questo sarebbe impossibile. Basti vedere la breve vita del governo Conte I, retto su due forze politiche, 5 stelle e Lega, estranee ai popolari, ai socialisti, ai liberali. Per questo il ruolo di Forza Italia e di Silvio Berlusconi sarà anche quello di garanti. Si può avanzare un paragone con la funzione esercitata dal piccolo Partito repubblicano di Ugo La Malfa e di Giovanni Spadolini nella prima repubblica: democristiani e socialisti avrebbero potuto farne a meno numericamente, ma esso serviva a lasciare aperto un canale con una serie di mondi, a cominciare dagli industriali, che altrimenti non avrebbero avuto voce nel governo.

Ma questo ruolo di garante sarà ancora più rilevante se, come probabile, i voti di Forza Italia saranno determinanti per formare la maggioranza. La sua voce sarà quella della Ue e, a sua volta, sarà quella che più facilmente potrà farsi aprire le porte a Bruxelles. Se queste dovessero restare chiuse, infatti, il nuovo governo durerebbe lo spazio di un mattino.

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