Roma - Una banca americana per pagare le pensioni degli italiani residenti all'estero. Dal 2012, infatti, è Citi a occuparsi, per conto dell'Inps, di gestire le transazioni con i destinatari dei trattamenti. Regolare gara d'appalto con tanto di pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale della Comunità Europea. Probabile risparmio, considerato che in precedenza il servizio era in carico a quattro banche (Intesa, Bnl, PopSondrio e Istituto centrale delle banche popolari).Effetti della globalizzazione. I problemi, però, sono sempre gli stessi: quelli causati dalla pletorica burocrazia italiana. Ognuno dei circa 380mila pensionati residenti all'estero, infatti, deve dimostrare ogni anno - tramite apposito certificato - di essere in vita. Ovviamente, si tratta di un meccanismo per evitare frodi e abusi, ma quando l'intermediario è straniero possono capitare anche disservizi. Come quello denunciato ieri dall'ex manager Fiat, Riccardo Ruggeri, su Italia Oggi. «Circa duemila battute in un italiano improbabile, è in tre lingue, come è d'uso in Svizzera (italiano, tedesco, francese), con un modulo precompilato, non porta né data né firma, l'indirizzo è esatto ma il riferimento allo Stato no. Infatti, non riporta Svizzera o Schweiz o Suisse, ma chissà perché Switzerland», scrive tra il serio e il faceto dopo aver accennato ai debiti scongiuri.Dimostrare di esistere ha già un qualcosa di pirandelliano in sé, ma il problema vero e proprio è quello del «testimone accettabile». A partire dalla fine di gennaio, i beneficiari delle pensioni hanno iniziato a ricevere il plico di Citi che, al di là del linguaggio da Google Translate, contiene pure l'orrendo certificato da compilare. Basta un'autocertificazione. Nossignore, il documento deve essere vidimato da un testimone accettabile che in Svizzera può essere rappresentato da un funzionario dell'ambasciata o del consolato, da un impiegato del Comune o del Cantone di residenza oppure da un magistrato da un notaio. Se, però, il malcapitato è distante da un ufficio pubblico, molto spesso è costretto a pagare per la certificazione. Questo è il problema minore per Riccardo Ruggeri, l'uomo che ha posto le basi per la creazione dell'attuale Cnh, il colosso del movimento terra controllato dalla Exor di Casa Agnelli. Lui vorrebbe solo godersi «la pensione, dopo aver lavorato 43 anni e pagato montagne di contributi».Per coloro che, invece, ricevono il trattamento minimo da parte dell'istituto guidato da Tito Boeri, la certificazione non è una quisquilia. Da anni i patronati, le filiazioni dei sindacati che si occupano dell'assistenza agli italiani all'estero, cercano di sensibilizzare il Parlamento sulla questione ma senza successo. L'Inps, che pure è tenuta al rispetto della normativa sull'autocertificazione in Italia, non può pretendere lo stesso per un intermediario estero che ci rimetterebbe se qualcuno incassasse indebitamente la pensione. E, tuttavia, una soluzione ci sarebbe e forse pure l'Inps potrebbe contribuirvi, anche se Boeri non fa che lamentarsi per i tagli. L'Anagrafe degli italiani residenti all'estero (Aire) gestita dai singoli Comuni non è abbastanza aggiornata e, inoltre, non sempre si è in grado di stabilire precisamente se l'emigrato abbia lavorato e versato contributi in Italia come ha fatto Ruggeri. Fatto sta che le gestioni Inps hanno versato oltre un miliardo ai nostri connazionali oltreconfine, transazioni su cui Citibank ha preteso, giustamente, le sue commissioni. Fare chiarezza in Italia non è sempre facile. Talvolta il caos può servire anche ad altri scopi.
A fine settembre Boeri aveva infatti lamentato come almeno 200 milioni delle pensioni erogate all'estero potrebbero essere pagate a persone che godono dell'assistenza pubblica straniera. Forse stava pensando proprio ai «testimoni accettabili».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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