Barcellona, torna l'incubo Francia e Portogallo pronte a sigillare i confini

Più di mille casi nelle ultime 24 ore. La sindaca Colau: "Non uscite". Rischi di nuovi lockdown

Barcellona, torna l'incubo Francia e Portogallo pronte a sigillare i confini

Madrid L'incubo epidemia con il suo seguito di irriducibili focolai di Corvid-19 sparsi a macchia di leopardo, torna a spaventare la Catalogna e, soprattutto, la zona francese sud-occidentale confinante e divisa dai Pirenei. Dopo la Comunità di Madrid, da marzo la regione catalana, con quasi 70mila casi positivi e 6mila decessi è al secondo posto.

Da due settimane nella province di Barcellona e di Lleida sono stati individuati una ventina di focolai del virus (in particolare a Segriá), dovuti ai lavoratori agricoli. Da qualche giorno, però, i contagi sono ripresi a salire anche a Barcellona e nel suo hinterland: in sole 24 ore 849 nuovi casi in città e 349 nella sua area metropolitana, pari al 73 per cento del totale dei casi in tutta la Catalogna, secondo il dipartimento Sanitario regionale.

Ieri, Ada Colau, la sindaca di Barcellona, al suo secondo risicato mandato con sinistra e verdi, ha lanciato un appello usando i toni drammatici dello scorso aprile, quando i decessi in città erano quasi cento al giorno: «Mi rivolgo a tutti i barcellonesi, perché la situazione è tornata molto critica. Rimanete a casa e uscite soltanto se è strettamente necessario, rispettando tutte le indicazioni sanitarie e la distanza sociale».

Preoccupa la situazione dell'area metropolitana della città di Gaudí. Venerdì una delegazione di sindaci del popoloso hinterland ha incontrato il presidente della Catalogna Quim Torra, alle prese con lo scandalo delle intercettazioni. I tredici alcaldes hanno denunciato la mancanza totale di coerenza nell'applicazione delle norme e dei divieti sanitari per contenere i contagi e il caos nella diffusione dei dati.

Dopo il lockdown di tre mesi, dallo scorso 22 giugno molti catalani non indossano più le mascherine nei luoghi pubblici e da due settimane le spiagge cittadine, non solo del lungomare di Barcellona, ma anche dei comuni marini limitrofi, sono state prese d'assalto da residenti e dai turisti, mentre il contatore dei contagi tornava a correre.

Il ProCiCat, l'organismo per l'emergenza virus nell'area metropolitana di Barcellona, dal 10 luglio ha ordinato di tornare a indossare le mascherine in tutti i luoghi pubblici, con multe di 100 euro. Torra ha ammesso che «le norme di restrizione sociale devono essere messe a punto».

Intanto da sabato mattina Barcellona assieme ai principali tredici comuni della sua area ha imposto la limitazione della capacità di posti in bar e ristoranti del 50 per cento. Pena la chiusura immediata dell'esercizio. Il divieto di assembramento riparte da non più di dieci persone, altrimenti ci saranno multe fino a mille euro. Emanato un nuovo ordine di chiusura di palestre, cinema e luoghi pubblici e privati culturali e ricreativi che avevano riaperto tre settimane fa. A Barcellona e dintorni riecheggia di nuovo l'ordine di «non uscire di casa». I comuni stanno annullando tutti i concerti e gli spettacoli culturali, se non in regola col pieno rispetto delle distanze previste di due metri tra una persona e l'altra.

Intanto il primo ministro francese Jean Castex, preoccupato dai numeri di contagi in salita in Catalogna,

ieri ha dichiarato che discuterà con il governo di Madrid un'eventuale chiusura delle frontiere con la Spagna. Anche il Portogallo sta pensando a una nuova serrata con la frontiera iberica. Il coronavirus torna a far paura.

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