Bene gli ospedali ma carenze nel territorio. I "saggi" si dividono sul sistema-Lombardia

Gli esperti studiano il caso regionale. Relazione di minoranza di Remuzzi

Bene gli ospedali ma carenze nel territorio. I "saggi" si dividono sul sistema-Lombardia

Fra territorio» e grandi ospedali. Sei autorevolissimi «saggi» sono al lavoro sulla sanità lombarda. Chiamati dalla Regione per «disegnare» il sistema del futuro, hanno messo inevitabilmente a fuoco ciò che in quest'anno di epidemia non ha funzionato, ma anche le reali punte di «eccellenza» della Lombardia, che anche in questi giorni si dibatte fra affanni della vaccinazione (come anche del tracciamento) e interventi chirurgici realmente da record.

Cinque dei sei «saggi» hanno prodotto delle «raccomandazioni» che indicano «punti di forza» e «punti di debolezza» del sistema. Fra i primi: elevata qualità dei centri ospedalieri («pubblici e privati»), elevata attrattività extra-regionale (165 mila attestati dalla Regione nel 2019), alta qualità della ricerca a livello nazionale, ottima accessibilità per eventi acuti, elevati standard di salute e qualità della vita a fronte di una spesa sotto la media. Fra le debolezze, la frammentazione delle decisioni, il numero e il ruolo delle agenzie fra Ats, Asst, Ircc e privati, le difficoltà nella programmazione, la non efficiente utilizzo dei dati amministrativi.

Domani il direttore dell'Istituto Mario Negri Giuseppe Remuzzi sarà audito dalla commissione, che ha già sentito gli altri esperti: Gianluca Vago, Alberto Mantovani, Rosanna Tarricone, Gianluigi Spata e Carla Dotti. Remuzzi, chiamato su richiesta dell'opposizione, ha elaborato un suo documento, che si distingue dagli altri anche sul tema del «rapporto col privato accreditato». «La sanità privata - dice Remuzzi - dovrebbe essere accreditata solo quando e dove la sanità pubblica è carente».

Domani al Pirellone arrivano pure i vertici di Agenas, l'agenzia ministeriale che dovrà dire la sua, visto che la Regione ha demandato al governo una valutazione sulla riforma, che aveva come «cuore» la presa in carico dei cronici. Tutto questo lavoro si inserisce infatti nel percorso di revisione della legge del 2015: «Quando fu approvata - spiega il presidente della commissione Sanità Emanuele Monti (Lega) - aveva un dichiarato carattere di sperimentalità. In Italia manca da 14 anni un piano socio-sanitario nazionale e in mancanza di un piano, la Lombardia ha scritto la sua riforma, sperimentale».

Su questo esperimento si pronunciano i saggi. «Una prima relazione è stata presentata - spiega Monti - ora il professor Remuzzi ha presentato un documento a parte. Come si vede, quando si tratta di queste scelte, anche fra gli esperti c'è dibattito, e anche una difficoltà di far sintesi». «Il quadro - dice Monti - è quello di 37 miliardi di tagli in 10 anni, nove dei quali con il centrosinistra. In questo quadro, la riforma non si è del tutto attuata, per esempio i poliambulatori, solo 3 o 4. Ma per attuarla servono tante risorse.

Nel mezzo dell'attuazione è arrivata la pandemia. Ora il governo ha riattivato una politica di investimenti, ma in primo luogo si devono portare in dote le risorse». «E la valutazione dell'Agenas - spiega - pungola ma è favorevole. I 5 indicatori sono tutti positivi».

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