Beppe in Rai, il voto di scambio di Freccero

Nessuna ha osato eccepire alla nomia a consigliere d'amministrazione. Grillo partecipa alla lottizzazione

Beppe in Rai, il voto di scambio di Freccero

Nessuno ma proprio nessuno ha osato eccepire sulla nomina di Carlo Freccero a consigliere di amministrazione della Rai. Figuriamoci se osiamo contrastare il parere unanime dell'universo mondo, che lo ha incoronato con il supremo slurp di Marco Travaglio, il quale, dopo aver sbertucciato come lecchini ora a loro volta leccatissimi gli altri nominati, si è inchinato dinanzi alle sacre terga del filosofo dell'etere più parolaio della storia. Ha scritto di Freccero «che in qualsiasi altro paese dirigerebbe il primo canale pubblico in attesa che arrivi qualcuno più capace di lui, cioè a vita». Ripetiamo: «a vita», che per lui è l'equivalente dell'ergastolo, che se poi fosse al 41 bis è il massimo della goduria. Freccero è stato il candidato di Cinque stelle. Di solito le scelte dei grillini vengono stabilite grazie alla Rete. Ma stavolta hanno detto che non c'è stato tempo, e dire che noi eravamo convinti che le votazioni su internet avessero la velocità della luce, un clic e via, e ora scopriamo invece che funziona come le regie poste, forse con la corrispondenza portata a cavallo. Fatto sta che non c'è stato modo di sentire la base. E Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio non hanno avuto esitazioni insieme al loro direttorio. E sia per Freccero. Del resto ha un curriculum che somiglia a quello di Santoro (meno la La7). Infatti, per stare sempre a Travaglio, che è la nostra Bibbia in fatto di casellari giudiziari e simili, Freccero è stato «l'ex direttore di Canale5, Italia1, La Cinq, Raidue, Raisat e Rai4», a occhio e croce, un calando mica male. A differenza di Santoro però Freccero è stato tutto un crescendo di elogi a Grillo, a partire dalla memorabile esaltazione dell'opposizione grillina a 8 e mezzo , dalla Gruber, nel febbraio del 2014. Certe cose si premiano. Ora ecco la sequenza. Martedì Freccero è scelto dai Cinque stelle, per l'occasione coadiuvati da Sel, entra nel Cda della Rai. Domenica il Corriere della Sera pubblica un'intervista in spiaggia (e dove se no?) a Beppe Grillo il quale manifesta il desiderio di tornare in televisione. Immediatamente Freccero propone un programma per Grillo in Rai, da effettuarsi in compagnia di Celentano. Traduzione. Grillo partecipa golosamente alla lottizzazione della Rai. Piazza il suo uomo di fiducia nel consiglio di amministrazione di un'azienda pubblica. Esprime subito dopo un pubblico desiderio. E quello, mettendo a frutto il suo fantastico curriculum, colmo di fantasia, propone di ingaggiare a suon di dobloni il suo capatàz politico. Se non è voto di scambio questo che cos'è? È un'azienda pubblica. Ai tempi dei socialisti per molto meno Beppe Grillo avrebbe dato del ladrone al Carletto Freccero del garofano. E si sarebbe mossa la magistratura. C'è stato un pre-accordo previo? O è dovuto alle singolari e originalissime qualità di talent-scout di Freccero, che dopo aver studiato tutta una vita, è arrivato all'idea di chiamare Grillo un istante dopo che Grillo aveva chiamato lui? Se oggi fosse capitato che una simile proposta di ingaggio l'avesse formulata Emilio Fede, che si intende di tv e sarebbe potuto benissimo stare nel Cda della Rai, e avesse proposto un programma avente come star non-diciamo-chi, sarebbe venuto giù il mondo.

Anzi avremmo riso tutti. Berlusconi per primo. Invece questi qui se la cantano e se la suonano da soli. Il conflitto di interessi è un peso che da bravi farisei piazzano sulle spalle degli altri, mentre loro si sentono superiori a tutto.

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