Il segnale dei referendum in Lombardia e Veneto è buono, per Silvio Berlusconi, dimostra che il centrodestra è «in sintonia con gli elettori e si sta riprendendo il Paese», come spiegano i suoi collaboratori. L'onda parte dal Nord e poi investirà la Sicilia, dove il leader azzurro si prepara a scendere probabilmente questo week end, per la campagna elettorale del candidato governatore Nello Musumeci.
Un successo, dunque, quello autonomista, che il Cavaliere riconosce alla Lega ma insieme a Forza Italia. Non teme certo il rafforzamento del leader Matteo Salvini, con il quale presto dovrà aprire le trattative su liste e collegi, perché per lui il successo è di tutta l'alleanza. Tanto che Berlusconi vuole andare avanti sulla via indicata da veneti e lombardi, per una «riforma federalista» che può «riguardare tutte le regioni italiane». Il processo, assicura nella nota di commento ai risultati referendari, non disgrega ma unisce, non premia gli egoismi ma rilancia la solidarietà.
Da Arcore il leader di Forza Italia ha seguito nella notte la chiusura dei seggi, i sondaggi, le prime dichiarazioni, ed è «soddisfatto» per il successo dei referendum che, sottolinea, «abbiamo sostenuto con convinzione e con l'impegno attivo di Forza Italia».
Tra la Lega di Salvini, che esulta dopo aver cavalcato l'onda autonomista e Fdi di Giorgia Meloni, per cui «non era una priorità, non ha votato il 60% dei lombardi», è sempre Berlusconi a mediare per riconciliare le diverse anime del centrodestra. Così, a Salvini ribadisce che «era giusto consentire ai cittadini di esprimersi, ed ora è necessario che da questo voto nasca un processo di riforma federalista, che avvicini le scelte di governo alla gente». Alla Meloni, invece, assicura che «non è un risultato che vada contro l'unità nazionale, che per noi è sacra, né contro le altre regioni», perchè «se Lombardia e Veneto potranno crescere più velocemente, tutto il Paese ne guadagnerà». Salvini reclama un posto d'onore nel programma del centrodestra per il tema dell'autonomia? Berlusconi ricorda: «Il principio di sussidiarietà, quello secondo il quale il pubblico non deve fare ciò che può fare il privato, e nel pubblico le decisioni vanno prese al livello più vicino possibile ai cittadini, è da sempre al centro dei nostri programmi». Per il Cavaliere, 5 milioni e mezzo di cittadini che chiedono una maggiore autonomia delle regioni settentrionali vanno ascoltati e promette, con il suo solito ottimismo: «Credo che toccherà a noi, quando torneremo alla guida del Paese dopo le elezioni, dare compiuta attuazione a una riforma che potrà riguardare tutte le regioni italiane».
Il Cav sembra rivolgersi anche al governatore lombardo Roberto Maroni, accanto al quale ha lanciato gli ultimi appelli da Milano, quando parla della partecipazione al voto «positiva, considerando il carattere consultivo della votazione». Quasi a dire che non c'è da polemizzare sull'affluenza lombarda inferiore a quella registrata in Veneto dal governatore Luca Zaia. Tra i due big leghisti Berlusconi è più vicino a Maroni, che su Twitter gli indirizza «un GRAZIE speciale» per il suo sostegno ai referendum.
Referendum che nulla hanno avuto a che fare con quelli della Catalogna, sottolinea il presidente azzurro dell'europarlamento Antonio Tajani. «Sono stati legali, legittimi, ogni regione merita di avere più autonomia. Poi bisogna utilizzarla bene, sicuramente meglio di come l'hanno utilizzata le regioni fino adesso».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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