"Non sono più un ragazzino, ma mi sento obbligato a rimanere in campo fino a quando non ci sarà qualcuno che mi potrà sostituire nel progetto di dare vita alla maggioranza politica dei moderati. Spero che si faccia vivo presto, anche se al momento non vedo nessuno cui passare il testimone". Silvio Berlusconi, intervistato da La Nazione, parla del futuro del centrodestra e dell'incognita sulla sua leadership: "Gli eredi non si possono tirare fuori. Il carisma uno o ce l'ha o non ce l'ha. Ho dato possibilità a tanta gente, ma nessuno ha avuto la spinta carismatica".
La strada del centrodestra è ormai segnata e si chiama Partito Repubblicano: "È quel che manca in Italia: un movimento leggero, strutturato come un comitato elettorale, al quale aderiscano tutti gli elettori che non votano per la sinistra". Il Cavaliere snobba l'addio di Fitto: "Come dicono i cinesi, fa più rumore un albero che cade, che una foresta che cresce silenziosamente". E ancora: "Capisco, ma non condivido, l'attenzione che i giornali dedicano a fenomeni assolutamente marginali rispetto alla realtà di Forza Italia. Se qualcuno non è più in sintonia con il nostro progetto politico, è semplicemente libero di andarsene". Il vero bersaglio di Berlusconi è il premier Matteo Renzi che: "non soltanto persegue un disegno di potere ma è e rimane un uomo di sinistra, per quanto con un'immagine più moderna. E come tutte le sinistre, non ha fatto una riforma utile al Paese. Anche quella di cui più si vanta, come il jobs act, non hanno prodotto effetto".
Quindi una chiusura totale e definitiva a un possibile ritorno del Patto del Nazareno: "Non abbiamo cambiato idea sulle riforme abbiamo cambiato idea su Renzi. Forza Italia è nata per fare le riforme. E, quando finalmente il Pd è sembrato disponibile a collaborare per riformare la Costituzione secondo i nostri stessi progetti, era ovvio che partecipassimo. Le riforme andrebbero fatte insieme ed è evidente che, per riuscirci, bisogna accettare alcuni compromessi. Ma durante il percorso Renzi ci ha imposto 17 cambiamenti rispetto al progetto iniziale e quando poi si è trattato di scegliere il massimo garante di questo processo riformatore, ha deciso di agire da solo".
"In quel momento -spiega Berlusconi- abbiamo capito che non pensava affatto a lavorare insieme con lealtà, ma solo a un disegno di potere per il quale non aveva i numeri in Parlamento. Era ovvio che le strade si dividessero”. Da ultimo un pronostico sulle prossime Regionali: ""Sono convinto che confermeremo i nostri due bravi governatori uscenti, Caldoro in Campania e Zaia in Veneto, e che in altre regioni siano possibili delle belle sorprese. La bella, emozionante accoglienza che sto ricevendo in questi giorni negli incontri elettorali lo dimostra.
Ai nostri elettori, del resto, a quelli che continuano a votarci non interessano i casi personali, le frustrazioni o le ambizioni di qualcuno. Interessa il progetto che proponiamo per far cambiare strada a un Paese che ne ha drammaticamente bisogno".
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